Quattro capelli di un "ignoto" - che non appartengono né alla vittima né a Stefano Binda, unico imputato per il delitto - sono stati trovati sul corpo di Lidia Macchi, la studentessa di Varese uccisa con 29 coltellate il 5 gennaio del 1987.

Lo hanno reso noto i periti nominati dal giudice nel corso dell'udienza in merito agli accertamenti, disposti con la formula dell'incidente probatorio, sul cadavere riesumato nel marzo del 2016.

A riferire i risultati degli esami, oltre ai periti, sono stati anche i consulenti dei difensori di Binda e della Procura generale di Milano.

Circa seimila i reperti estrapolati, tra peli e capelli: quattro non appartengono né alla studentessa, né ai suoi familiari.

Attraverso la comparazione del Dna, i periti hanno "escluso con certezza" che siano riconducibili a Binda, ex compagno di scuola della vittima, sotto processo per l'omicidio davanti alla Corte d'assise di Varese.

Il 47enne - che come Macchi era vicino a Comunione e Liberazione - si è sempre dichiarato innocente.

Nelle carte dell'inchiesta per il delitto era stato citato anche un prete di origine sarda, don Giuseppe Sotgiu, che all'epoca dei fatti era ancora laico.

(Unioneonline/F)

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