La signora Maria Riggio lascia la sua casa a Oristano poco dopo le sei del mattino per il viaggio più sofferto dell'anno. "Un'ora in auto per arrivare all'Oncologico e quasi 12 tra le sedie scomode della sala d'attesa" e quelle doppiamente dolorose della terapia antitumorale al quinto piano. Viaggi che vanno avanti da "tanto tempo" per sconfiggere una malattia che l'ha aggredita dieci anni fa. "È dura, ma lo sarebbe certamente meno se l'ambiente fosse più confortevole", sospira la donna oristanese. "E sotto le feste diventa tutto più difficile".

IL DRAMMA - Il 28 dicembre c'erano più di 100 pazienti in fila, racconta: "Forse 120 in attesa di terapie. Sono arrivata alle 8, ero il numero 63. Ore e ore di attesa - continua la donna - C'è chi ancora riesce a sopportare quelle sedie dure, ma chi è stremato dal male, con le ossa dolenti, non riuscirebbe a tollerare neppure una poltrona imbottita".

IL PERSONALE - "Le infermiere fanno l'impossibile, sono delle sante - continua la donna - i medici lo stesso. Ciò che è davvero incomprensibile è che la struttura sia così inadeguata e infligga tutta questa sofferenza a persone che già stanno tanto male. Bar chiuso, dispenser vuoto".

IL DIRETTORE - Efisio Defraia, medico responsabile del reparto di oncologia medica al Businco-Brotzu, sui problemi logistici poco può dire e niente può fare. "Le attese sono sempre spiacevoli e quindi le capisco ma miracoli non ne possiamo fare. Al di là del bar il cui appalto mi risulta sia in corso, il problema vero è che in questo ospedale arrivano pazienti da tutta la Sardegna nonostante siano attive 11 strutture in grado di fare terapie".

LE TRASFERTE - Maria Riggio, e come lei altri pazienti da tutta la Sardegna, preferiscono Cagliari anche a costo di percorrere tanti chilometri. "Sono in cura da tanti anni al Businco, ho fiducia in quella struttura e da lì non mi muovo", conclude la donna.
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