L'amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi e l'ex ad Paolo Scaroni sono stati rinviati a giudizio, insieme ad altre 11 persone, con l'accusa di concorso in corruzione internazionale per una presunta tangente da 1,3 miliardi di dollari che sarebbe stata versata dalla compagnia italiana e da Shell a politici locali per l'acquisto nel 2011 di un giacimento petrolifero in Nigeria, noto con la sigla "Opl-245".

A processo, secondo quanto stabilito dal gup di Milano, Giuseppina Barbara, anche le due società, indagate in base alle legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Il procedimento inizierà il prossimo 5 marzo davanti ai giudici milanesi della decima sezione penale.

Oltre a Descalzi e Scaroni, alla sbarra anche il presunto intermediario Luigi Bisignani, alcuni ex manager del gruppo Eni (Roberto Casula, Vincenzo Armanna e Ciro Antonio Pagano), l'ex presidente della Shell Foundation, Malcolm Brinded e altri tre dirigenti di Shell (Peter Robinson, Guy Colgate e John Coplestone), l'ex ministro nigeriano Dan Etete e altri due presunti intermediari Gianfranco Falcioni e il russo Ednan Agaev.

Al centro dell'inchiesta una presunta maxi-tangente che Eni e Shell avrebbero versato per vedersi attribuiti "senza gara" e con una serie di clausole favorevoli "al 50%" a testa "i diritti di esplorazione sul blocco 245".

(Unioneonline/F)
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