Attilio Cubeddu, uno dei latitanti più noti e ricercati in Sardegna, non è responsabile dell'omicidio di Samuele Donatoni, l'ispettore dei Nocs morto in uno scontro a fuoco durante le indagini sul sequestro Soffiantini.

È quanto deciso poco fa dalla corte d'Assise d'appello di Perugia, che ha accolto la richiesta di revisione del processo inoltrata lo scorso febbraio dagli avvocati Rita Dedola e Francesco Marongiu, difensori del bandito irreperibile dal 1997 condannato all'ergastolo per quel delitto.

A Cubeddu, 70 anni, originario di Arzana, erano stati inflitti anche 30 anni perché coinvolto nel sequestro dell'imprenditore Giuseppe Soffiantini (una parte non oggetto della sentenza di stamattina), rapimento legato all'assassinio Donatoni: durante le ricerche della vittima era esploso un conflitto a fuoco e il poliziotto era stato ucciso.

Non dai banditi, però: una perizia del 2016 aveva confermato che il 19 ottobre 1997 sull'autostrada Roma-L'Aquila il colpo mortale era stato sparato dal kalashnikov dei sequestratori, ma altre perizie disposte dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma hanno attestato invece che il proiettile era partito da una pistola Beretta in dotazione alla Polizia. Quindi si trattava di "fuoco amico".

Per l'omicidio Donatoni, così, era stato assolto Giovanni Farina, complice di Cubeddu nel sequestro, e per le evidenti incompatibilità delle due conclusioni gli avvocati avevano chiesto la revisione del processo che era costato il carcere a vita a Cubeddu.

Oggi l'assoluzione.

Andrea Manunza

IL "FUOCO AMICO":

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