È una sfilza di accuse quella formulata nei confronti di otto persone nell'ambito delle indagini sui lavori all'ospedale San Camillo di Roma.

Truffa, frode nelle pubbliche forniture, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, crollo di costruzioni, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, appropriazione indebita, turbata libertà degli incanti, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio e omissione di atti d'ufficio: queste le ipotesi di reato che, a vario titolo, vengono contestate agli indagati.

Due di questi sono finiti ai domiciliari, quattro sono stati raggiunti dal divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale e altri due sono stati sospesi dall'esercizio di un pubblico ufficio.

I lavori al centro delle indagini riguardano i padiglioni "Casa Accoglienza" e "Marchiafava": in seguito agli accertamenti, spiegano gli inquirenti è emerso "un arbitrario esercizio dei poteri pubblici rivestiti, utilizzati nell'esclusivo interesse delle ditte esecutrici dell'opera, con la consapevole e quotidiana omissione dell'esercizio dei poteri e doveri di controllo, culminata, in più circostanze, con la volontaria falsificazione di atti riguardanti certificazioni di costi sostenuti per realizzare i lavori".

Il prezzo delle falsificazioni veniva corrisposto attraverso tangenti a dipendenti pubblici, mascherate sotto forma di retribuzione per lavoro dipendente.

(Unioneonline/s.s.)
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