"Marcello Dell’Utri era l’opzione politica individuata da Cosa nostra, da Riina in persona". Questa l’accusa, nella sua requisitoria all’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, del pm Roberto Tartaglia, che ha ricostruito la vicenda della cosiddetta trattativa Stato-mafia.

"Dopo Lima, Cosa nostra cerca una interlocuzione con l’imputato Marcello Dell’Utri. Il tentativo di contatto nasce tra la fine del 1991 e il primo semestre del 1992".

Una strategia, portata avanti con "intimidazioni", che rientrava "nel progetto, delirante, di Salvatore Riina, che prevedeva di eliminare i rami secchi e di contrapporsi allo Stato" "facendo inglobare il progetto politico in Forza Italia".

Tra le testimonianze citate a riprova di quanto affermato, quella del collaboratore del boss Bernardo Provenzano, Pino Lipari: "Nel primo semestre 1992, Provenzano mi disse che c'era aria di un movimento politico nuovo. Disse pure che l'ideologo di questo movimento sarebbe stato Dell'Utri".

LA TRATTATIVA CON I VERTICI DEL ROS - Dopo Tartaglia è iniziata la requisitoria del pm Nino Di Matteo.

Il magistrato ha fatto riferimento alle audizioni dell'allora capo della Polizia Vincenzo Parisi e del ministro dell'interno, Vincenzo Scotti, davanti alla Commissione antimafia. Era il 1992. ''Denunciarono il rischio concreto - spiega il pm - di una vera e propria destabilizzazione degli assetti democratici dello Stato. Entrambi non arretrarono di un millimetro anche di fronte all'atteggiamento dei parlamentari. Parlarono di immanente gravità".

"Voglio partire da un elemento di prova acquisito quando nessuno ipotizzava di aprire una indagine sui vertici del Ros e su Vito Ciancimino - ha aggiunto - Questo elemento di prova è costituito dalle stesse parole di Mario Mori (ex comandante del Ros, ndr.) e Giuseppe De Donno (capitano dei carabinieri, ndr.) davanti alla Corte d'assise di Firenze. Parole chiare, inequivoche che non lasciano spazio al dubbio sull'esistenza della trattativa".

"Il teste Mori ha detto: 'Andammo da Ciancimino e gli dicemmo cos'è sta storia, questo muro contro muro? Da una parte Cosa nostra e dall'altra lo Stato. Ma non si può parlare con questa gente?'''.

''Ha ragione Riina, dunque - dice ancora il pm Di Matteo - quando dice 'mi hanno cercato loro'. Loro non sono lo Stato, sono il reparto di eccellenza dei carabinieri. L'ammissione della trattativa proviene proprio dal generale Mario Mori, davanti alla Corte di assise di Firenze che indagava sulle stragi in Continente, il 27 gennaio 1998''.

(Unioneonline/D)

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