Il ministro francese dell'istruzione Jean-Michel Blanquer è stato categorico parlando ai microfoni di LCI-RTL-Le Figaro: i cellulari rimarranno fuori dalle scuole medie ed elementari del Paese dal prossimo settembre 2018, come del resto già annunciato nel programma elettorale di Emmanuel Macron.

In realtà il codice francese ne prevederebbe già il divieto "durante qualsiasi attività didattica e nei luoghi previsti dal regolamento interno" dei singoli istituti, ma resta la difficoltà pratica di far rispettare la norma, soprattutto nelle scuole secondarie, come lamenta il segretario generale del Sindacato nazionale degli insegnanti.

Il ministro ammette l'importanza dei cellulari come strumento di comunicazione per le emergenze, per il contatto tra famiglia e alunno e per eventuali scopi didattici, ma sottolinea come negli ultimi anni abbiano letteralmente "invaso" le aule di scuola rendendo impossibile la gestione delle lezioni.

L'idea iniziale del ministro francese era quella di creare armadietti appositi o far requisire gli smartphone all'entrata in classe, ma anche in Francia i budget per la scuola hanno raggiunto i minimi storici e non si può pretendere che gli insegnanti diventino dei veri e propri cani da guardia. Ecco quindi la necessità di passare a una misura più netta.

Anche se tra i docenti c'è chi non condanna del tutto l'uso del cellulare in classe, ovviamente in modo limitato e ragionevole, come ausilio nella ricerca didattica. Si vedrà nei prossimi mesi se alle ferme intenzioni di Blanquer seguiranno i fatti.

Il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli
Il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli
Il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli

E in Italia? L'argomento è molto sentito anche da noi, anche perché il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli ha rimesso in discussione la circolare Fioroni del 2007 che vietava l'uso del cellulare nelle scuole, ritenendo il divieto inefficace. Così, mentre la Francia dà battaglia ai telefoni nelle aule, in Italia si lavora alla definizione di nuove norme per l'uso dei dispositivi elettronici a scopo didattico. Come a dire che non potendone fermare l'invasione bisognerà trovare il modo di integrarli nella programmazione formativa.

Una scelta di buon senso per alcuni, che per altri equivale invece a gettare la spugna e lasciare che gli studenti si "annullino" tra chat e web, senza peraltro pensare a modernizzare la scuola in altro modo, magari proponendo contenuti didattici che riescano a catturare l'attenzione di tutti i nativi digitali "distraendoli" dai loro smartphone.

(Redazione Online/b.m.)
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