Ci sono i ragazzi che lavorano a chiamata, due euro e 50 centesimi per una consegna di pizze a domicilio. Ci sono le signore che assistono vecchi invalidi: fanno tutto, lavori in casa e assistenza infermieristica per meno di 500 euro, giusto la metà della retribuzione prevista dal contratto.

E i giovani servi pastore che stanno in azienda giorno e notte per una paga misera. Le studentesse che a Natale fanno i pacchi in profumeria e portano a casa 15 euro al giorno per otto ore di fiocchi sui regali.

POCHI SPICCIOLI - Sono gli schiavi della nostra era, quella dell'impiego da fame, a basso costo e senza diritti. E mentre la politica strilla di un aumento dei posti di lavoro (numeri che, va detto, riguardano perlopiù i contratti a tempo determinato, tanto che in Sardegna a fine settembre si registra un meno 18.314 lavoratori del turismo, gli stagionali assunti per l'estate), è giusto raccontare la pena di quanti, ogni giorno, fanno i salti mortali per pochi spiccioli mentre ci si sente dire "se ti va bene è così, altrimenti fuori c'è la fila".

Un mondo sommerso, fatto di lavoro nero, contratti fantasma, buste paga falsate, contributi negati, straordinari inesistenti. "Si sta diffondendo l'impiego a chiamata per una giornata. Prima valeva solo nell'edilizia e in agricoltura, adesso è comune in tutti i settori", dice Simona Fanzecco, segretaria regionale Filcams-Cgil che tutela gli addetti del turismo, del commercio e dei servizi.

IL SILENZIO - Racconta di lavoratori che hanno paura di parlare e del coraggio di chi denuncia ma il più delle volte non trova il sostegno della testimonianza dei colleghi. "Si sta facendo leva sulla disperazione della gente. E nello stesso tempo si alimenta la concorrenza tra chi si rassegna ad accettare tutto". I settori più esposti, sottolinea la sindacalista, sono quelli del turismo e del terziario.

LO STRATAGEMMA - "Nelle grandi strutture è difficile trovare situazioni poco chiare, succede perlopiù nelle piccole aziende come ad esempio bar e pizzerie". Uno dei mestieri da fame, per dire, è proprio quello dei fattorini della pizza, i ragazzi che sfrecciano in moto e portano la cena a domicilio.

"Abbiamo visto situazioni incredibili. Teoricamente questi lavoratori potrebbero avere un contratto a termine oppure un impiego a tempo pieno da 75 euro a giornata: se non ci sono consegne da fare stai dentro il locale e lavori, se ci sono chiamate esci. Invece - puntualizza - vengono pagati a consegna e devono essere disponibili nelle vicinanze della pizzeria, magari fuori al freddo perché a stare dentro si potrebbe incorrere nei controlli dell'Ispettorato".

Una vita da schiavi pur di sbarcare il lunario. Non va certo meglio a molti camerieri, alle donne delle pulizie, alle badanti, ai padroncini che viaggiano tutto il giorno per intascare pochi euro.

FESTE CON VERTENZA - Va male persino a Babbo Natale. Alla Cgil raccontano di studenti e pensionati che durante le feste si acconciano con barba bianca e costume rosso per fare da promoter fuori dai piccoli negozi.

"Ore di lavoro senza assicurazione e con una paga ridicola". Quindici euro, come le ragazze che ci incartano i pacchi regalo. "Spesso vengono da noi per cercare di recuperare i soldi".

CAMPAGNA IN NERO - Assicurazione negata, buste paga taroccate, straordinari depennati. L'agricoltura e la pastorizia sono due dei settori più a rischio. Così, se in media un bracciante deve incassare 50, 60 euro al giorno, può accadere che porti a casa molto meno.

"Le vertenze più frequenti riguardano i contributi non pagati - dice Gaia Garau, segretaria generale Uila Cagliari -. Tante volte si tratta di servi pastore che stanno sempre in campagna per uno stipendio di poche centinaia di euro".

I CORSI DELL'ACLI - È la vita di molte badanti, nell'Isola per la maggior parte sarde (su 22mila solo 6mila sono straniere) che si ritrovano con una paga da fame legata alle ore di assistenza assegnate all'anziano invalido dal servizio sanitario e dal Comune.

"Progetti e leggi che in ogni caso - sottolinea Mauro Carta, presidente provinciale Acli di Cagliari - hanno contribuito a un'emersione del lavoro nero. Noi sosteniamo le lavoratrici anche con i corsi di formazione, mentre abbiamo aperto uno sportello di assistenza per le famiglie che hanno necessità di aiuto nel calcolo dei contributi e delle buste paga".

Piera Serusi

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