Medioriente e mondo arabo in rivolta dopo la decisione della Casa Bianca di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele.

Proteste e scontri stanno infiammando i territori palestinesi, ma anche in altri Paesi i fedeli islamici sono scesi in piazza per gridare la propria rabbia nei confronti di quella che è stata chiamata la "provocazione ingiustificata" degli Stati Uniti.

Tragico il bilancio, che parla di almeno quattro morti, due dei quali nel corso di un raid aereo israeliano contro postazioni di Hamas a Gaza, da dove è partito un razzo diretto verso il territorio dello Stato ebraico.

Un migliaio i feriti.

Cortei e tensioni si sono registrate anche in Iran, in Indonesia, in Malaysia, mentre anche gran parte della comunità internazionale sta prendendo posizione per manifestare il proprio biasimo nei confronti della scelta di Washington.

A cominciare dall'Unione europea, con Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Svezia pronte a una presa di posizione comune in sede Onu.

Dal canto proprio, Donald Trump non sembra preoccuparsi troppo di aver - come ha dichiarato il premier turco Yldrim - "tolto la sicura a una bomba pronta a esplodere".

Anzi, attraverso il suo portavoce Raj Shah il presidente ha esortato a "calma e moderazione".

"La speranza - ha aggiunto Shah - è che le voci della tolleranza prevalgano sui fomentatori di odio".

Ancora: "Il presidente era perfettamente consapevole delle potenziali propaggini" della sua decisione, ma "resta impegnato a raggiungere un accordo di pace duraturo tra israeliani e palestinesi".

Accordo che, in questa situazione, sembra un miraggio.

Intanto, oggi si riunisce la Lega Araba.

Un vertice, convocato d'urgenza in Egitto, al Cairo, sollecitato dai rappresenti di Palestina e Giordania, con l'obiettivo di analizzare le ripercussioni della decisione unilaterale di Trump sulla stabilità della regione.

(Redazione Online/l.f.)

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