Il governo argentino ha ammesso per la prima volta che le 44 persone che si trovavano a bordo dell'Ara San Juan - il sottomarino lo scorso 15 novembre negli abissi abissi dell’Atlantico del Sud - sono tutte morte.

Il ministro della Difesa, Oscar Aguad ha rivelato in tv che la missione di ricerca, sospesa giovedì scorso, "si apre quando ci sono dispersi in mare e si conclude quando sono salvati o non ci sono più le condizioni perché siano in vita. Secondo la Marina le condizioni ambientali e il tempo trascorso sono incompatibili con l'esistenza della vita umana".

"Quindi sono tutti morti?", gli ha dunque chiesto il presentatore. Una domanda diretta a cui il ministro ha risposto semplicemente: "Esattamente".

Aguad ha poi spiegato che le operazioni di ricerca del San Juan vanno avanti comunque: "È un impegno che il presidente Macri ha preso con i famigliari dell'equipaggio, e lo manterremo", ha detto.

A proposito dello stato in cui si trovava il sottomarino al momento della partenza, l'esponente del governo argentino ha evidenziato che il San Juan "aveva superato tutti i controlli" ed era "in condizioni perfette per navigare".

Ha inoltre respinto le accuse di alcuni giornalisti, che avevano parlato di episodi di corruzione nei lavori di ammodernamento del sottomarino, avvenuti tra il 2008 e il 2014. "Dovevano durate due anni e sono continuati per molto più tempo", ha dichiarato, ma "al momento non abbiamo prove chiare, a tutti i sospetti permettono di supporre che vi è stata corruzione".

(Redazione Online/F)

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