Il lavoratore che usufruisce dei congedi retribuiti per prendersi cura di un familiare disabile ha diritto ad avere "spazi temporali adeguati alle personali esigenze di vita e di riposo" e può scegliere di concentrare l'assistenza anche solo nelle ore notturne.

Lo afferma la Cassazione, che con una sua sentenza ha accolto il ricorso presentato da un operaio, in congedo per due anni, licenziato dalla sua azienda - la Sevel di Atessa (Chieti) - perché assisteva la madre solo di notte, mentre di giorno tornava a casa sua.

Il datore di lavoro aveva fatto spiare il metalmeccanico da un detective, che aveva scoperto che l'uomo passava le ore diurne nella sua abitazione e non a casa della madre disabile grave, dove aveva spostato la residenza per assisterla durante il periodo di congedo.

Il dipendente si era difeso affermando di assistere la madre durante la notte, poiché la donna aveva manifestato "tendenza alla fuga, insonnia notturna e tratti di ipersonnia diurna".

La società l'aveva però licenziato per motivi disciplinari, con la motivazione secondo cui "l'assistenza, per essere adeguata" alle disposizioni contenute nella legge sul congedo "avrebbe dovuto essere prestata in via principale e privilegiata" dall'uomo "e solo in via residuale da altre persone".

Ora la sentenza della Corte dispone che il lavoratore venga reintegrato dall'azienda.

(Redazione Online/F)
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