Dei tre nodi cardine al tavolo della trattativa tra il ministro inglese Theresa May e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, ossia diritti dei cittadini, accordo finanziario, questione irlandese, è proprio quest'ultimo punto a impedire di trovare un accordo sulla Brexit.

Oggetto del contendere è in particolare la frontiera irlandese (simbolo della guerra tra cattolici e protestanti che ha insaguinato l'isola per decenni), che per l'Europa, la Gran Bretagna e l'Irlanda deve restare aperta. Belfast, invece, ha respinto la possibilità di accettare qualsiasi accordo per mantenere un "allineamento normativo" tra le due Irlande dopo la Brexit.

"Siamo stati molto chiari: l'Irlanda del Nord deve lasciare l'Ue alle stesse condizioni del resto del Regno Unito", ha detto Arlene Foster, la leader del piccolo partito Unionista nord irlandese che appoggia i conservatori di Theresa May al Parlamento di Westminster.

"Non accetteremo alcuna forma di divergenza normativa che separi l'Irlanda del Nord dal punto di vista economico o politico dal resto del Regno Unito. L'integrità economica e costituzionale del Regno Unito non deve essere compromessa in alcun modo", ha affermato ancora Foster.

"Sorpresa e disappunto", invece, per il premier irlandese Leo Varadkar verso Londra "che non è stata in grado di concludere quanto concordato".

I leader europei, però, non si arrendono e sperano in un accordo prima del Consiglio europeo del 15 dicembre.

(Redazione Online/D)

LA FRONTIERA:

SFUMA L'ACCORDO:

© Riproduzione riservata