"Staccate le macchine, questa non è più la mia vita".

Giancarlo Mura ha 76 anni e mai avrebbe pensato di dover parlare pubblicamente della sua vita.

Lo fa ora perché, proprio per la sua vita, ha fatto una scelta e chiede che venga rispettata: vuole staccarsi dalle macchine che lo fanno respirare da quando la Sla ha preso il controllo del suo corpo.

Ha saputo di esserne affetto nel marzo 2014.

Non si è mai dato per vinto anche se la correva fortissima: prima ha smesso di andare a pesca, passione alla quale si dedicava non appena il lavoro (è stato ingegnere minerario all'Enel) e la famiglia gli lasciavano un po' di tempo.

Quando le gambe hanno ceduto, ha dovuto farsi sostenere da un bastone.

Poi, in un attimo, per lui non è stato più possibile camminare. Il male però non è riuscito a ingabbiare la sua volontà, che vive e lotta come il leone che è sempre stato.

Anche se ora è costretto a un letto, viene nutrito attraverso cannule e respira meccanicamente, Giancarlo Mura è ancora libero di pensare.

Perfettamente capace di intendere e di volere, ha chiesto alla figlia Nicoletta, sua amministratrice di sostegno, di agire per lui: ha fatto inoltrare perizie mediche e atti per chiedere di interrompere ogni trattamento.

Così Nicoletta, il 16 ottobre, ha inviato alla Assl un messaggio con il desiderio del padre: "Ha chiesto di superare quella che lui ha chiamato 'vita di sofferenza' - spiega - il tribunale tutelare ha risposto subito di prendere contatti direttamente con la Assl che però non ci dà riscontro. Hanno ricevute le nostre comunicazioni e l'associazione Piludu, che si occupa di casi simili, ha chiesto invano un incontro ai vertici".

Dalla Assl, intanto, nessun commento.

LA BATTAGLIA - Tutto è fermo, come la proposta sul Testamento biologico in Senato: "Non è ancora legge, ma la Costituzione - sottolinea Gian Giacomo Pisotti, magistrato ex presidente della sezione Civile della Corte d'appello di Cagliari, che collabora con l'associazione - all'articolo 32 sancisce che nessuno può essere obbligato a subire un trattamento sanitario. È un diritto inviolabile dell'individuo. Per la Sla la procedura è stata chiaramente indicata l'anno scorso dal tribunale di Cagliari nella sentenza Piludu. In questo caso non c'è ambiguità con l'eutanasia, lo ha ribadito anche il Papa: 'conta la volontà della persona'".

Da cui l'appello alla Assl a concedere l'incontro richiesto: "La situazione diventa, ogni giorno, più insostenibile per il paziente. L'interruzione della ventilazione polmonare è usata anche nel reparto Sla al Gemelli di Roma. Il primario Mario Sabatelli ha più volte sottolineato che si tratta di 'scelte terapeutiche'. Sceglie il paziente e il rifiuto della respirazione forzata rientra nel consenso informato".

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