Ha lasciato una lettera di scuse ai suoi genitori prima di farla finita, poi si è impiccato a un albero nel parco a pochi metri da casa, a Sinnai.

P. A., 37 anni, si è tolto la vita ieri notte. Era stato arrestato nell'ottobre 2010 per una rapina e aveva scontato 4 anni e mezzo di carcere, pena che aveva deciso di patteggiare in appello dopo il processo di primo grado. Si era professato innocente, ma poi aveva confessato.

LA RAPINA - Il giovane era stato l'unico a pagare per l'assalto compiuto il 19 ottobre di sette anni fa in un'abitazione al centro di Sinnai. Due rapinatori, spacciandosi per tecnici comunali e armati di coltelli, avevano minacciato una donna di 29 anni, puntando la lama anche contro il bambino piccolo per convincerla a consegnare i soldi.

Impaurita, la ragazza era riuscita a cercare tra gli indumenti alcune banconote e alla fine i due banditi erano fuggiti con appena 200 euro. Immediata la fuga per le vie del paese, mentre la proprietaria - in stato di choc - aveva chiamato i carabinieri che, poco dopo, erano arrivati ad identificare P.A.

LA CONDANNA - Dopo una condanna in primo grado a sei anni e mezzo, il giovane aveva affidato la difesa all'avvocato Herika Dessì che aveva preparato l'appello. "Non poteva essere stato lui - spiega il legale - era molto miope e, a causa di un'allergia, non poteva usare le lenti a contatto come certificammo con l'oculista. I rapinatori erano entrambi senza occhiali e lui così non avrebbe visto ad un palmo dal naso. Era disperato e ha sempre ribadito la sua innocenza".

In aula aveva detto: "Voglio dire che sono stato io. Chiedo scusa per avervi fatto perdere tempo".

L'EPILOGO - Uscito dal carcere nel maggio 2014, dopo aver scontato l'intera pena, era tornato a Sinnai. Negli ultimi tempi gli amici lo vedevano preoccupato.

Fino alla lettera di scuse e alla decisione, improvvisa quanto terribile.
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