Dice Graziano Nudda, direttore generale della Protezione civile regionale, che non avere un piano significa agire con improvvisazione in caso di eventi atmosferici eclatanti.

"E se non si fanno le cose bene, corrono un rischio la popolazione, i soccorritori, i sindaci dei Comuni che non attuano le disposizioni".

Se questo è vero, significa che i 150 comuni sardi che non hanno un piano per il rischio idraulico e idrogeologico, i 94 che non hanno quello per gli incendi e i centri montani che non si sono dotati di un protocollo per il rischio neve (l'hanno consegnato solo 26 amministrazioni) rischiano molto.

TEMPO SCADUTO NEL 2012 - E pensare che la legge del '92, modificata nell'estate del 2012, prevedeva l'obbligo per le autorità comunali di Protezione civile, cioè i sindaci, di dotarsi del piano di emergenza comunale entro il 12 ottobre del 2012.

Oltre cinque anni fa. "È grave che non ci siano ancora i piani, non ci sono più scuse", si inalbera Nudda.

A guardare gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 21 settembre scorso, solo 227 Comuni - il 60% dei 377 centri - hanno pianificato per il rischio idraulico e idrogeologico, 293 hanno inviato alla Regione quello per il rischio incendi.

Per la neve solo in 26 hanno rispettato le disposizioni e tra gli inadempienti ci sono Fonni e Desulo, i centri che subirono i danni maggiori dopo le nevicate tra fine 2016 e inizio 2017.

"CULTURA MIGLIORATA" - Eppure secondo l'assessore regionale all'Ambiente "in Sardegna è cresciuta la cultura della sicurezza grazie agli enormi passi in avanti nella gestione del rischio".

Segue un elenco di azioni: "Nel 2014 è nato il Centro funzionale di Protezione civile, un servizio continuativo e quotidiano che supporta le decisioni delle autorità competenti per le allerta e per la gestione dell'emergenza", ricorda Donatella Spano, "poi abbiamo approvato il Piano di gestione del rischio di alluvioni e abbiamo fornito un Manuale operativo per integrare gli interventi dei diversi enti e organismi coinvolti nelle attività di protezione civile. Inoltre", prosegue, "abbiamo la piattaforma web ZeroGis, uno strumento per il coordinamento". Aggiunge, Spano, che l'assessorato "ha sposato l'ottica del miglioramento continuo della documentazione di gestione dell'emergenza, ponendosi in costante e diretto ascolto del territorio, oltre al supporto fornito dagli uffici della Protezione civile".

I FONDI STANZIATI - Per la prevenzione del rischio, la Sardegna ha a disposizione oltre mezzo miliardo di euro. Fondi gestiti dall'assessorato ai Lavori pubblici.

I finanziamenti nazionali sono pari a 201,3 milioni: i primi 16,3 milioni sono stati assegnati nell'ambito del Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico 2015-2020 per gli interventi di Olbia Lotto 1 (a cui si sono aggiunti 9 milioni di risorse regionali); gli altri 185 milioni sono stati stanziati col Patto per la Sardegna e di questi 94,8 milioni sono destinati a completare i lotti 2, 3 e 4 di Olbia, gli interventi di Cagliari e Pirri, mentre i restanti 90,1 milioni sono stanziati per interventi sul territorio regionale (canali tombati e ponti): l'elenco verrà presentato nei prossimi giorni.

Ci sono inoltre 100 milioni da Accordi di programma, 15 per la pulizia dei corsi d'acqua (annualità 2015-2016-2017) più altri 16 (annualità 2017-2018-2019) già ripartiti.

Fabio Manca

I FINANZIAMENTI STANZIATI PER L'ISOLA:

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