Giù le quantità, su il prezzo. Per i ricci di mare, che dal prossimo mercoledì e fino al 15 aprile potranno essere pescati nei fondali dell'Isola e costeranno ben più degli anni scorsi, c'è un soprannome che calza a pennello, coniato per rimarcare quei settanta centesimi a "pezzo" che i buongustai dovranno sborsare per assaporare la loro polpa rosso rubino.

Caviale sardo, così è. Così sarà.

GLI OPERATORI - Stefano Melis, pescatore professionale responsabile della nascente Op-Organizzazione produttori, tra i promotori e ideatori della "rivoluzione" che ha portato giovedì pomeriggio l'assessore regionale all'Agricoltura, Pier Luigi Caria, a modificare sostanzialmente, in nome della tutela della risorsa, la nuova stagione di raccolta, sa bene che sui 189 subacquei regolari sardi autorizzati a strappare ai fondali marini i ricci, pioveranno parecchie critiche da parte dei consumatori. "Saranno inevitabili, almeno inizialmente. Poi, ne sono certo, capiranno tutti che la strada era quella giusta da percorrere. Per noi pescatori, per la Regione, per i commercianti e i consumatori. Per l'intera filiera. Noi abbiamo scelto di ridurre la quantità del pescato ma era necessario compensare con un prezzo di vendita ai grossisti maggiore". Che poi si tradurrà con prezzi superiori al dettaglio.

LE ASSOCIAZIONI - Il presidente regionale dell'Agci-pesca, Giovanni Loi, nutre parecchi dubbi sulle importanti modifiche apportate all'attività di raccolta nell'Isola. Ma rispetta il volere dei diretti interessati, i pescatori che da tempo stanno facendo i conti con gli stock ridotti al minimo e destinati, se non si interviene con una piano di protezione serio e radicale, a scomparire.

I RISCHI - Dice Loi: "L'intervento fatto sulla diminuzione del pescato è uno sforzo che a mio modo di vedere intaccherà anche l'equilibrio delle imprese. Spero che queste abbiano la forza per resistere. Me lo auguro di cuore. Adesso, ma credo che su questo l'assessore Caria abbia già le idee chiare, sarà necessario che tutti, propri tutti facciano la propria parte. Mi riferisco ai controlli per bloccare l'abusivismo e le illegalità. Le verifiche e l'eventuale repressione non possono esaurirsi soltanto sull'attività di pesca ma devono attraversare l'intera filiera, dalla commercializzazione alla ristorazione. Ci aspettiamo inoltre una grande campagna di educazione e sensibilizzazione sul riccio, chiedendo ai pescatori sportivi, gli unici a non essere coinvolti in queste nuove riduzioni del pescato, di rispettare le regole. Cinquanta ricci possono raccogliere, cinquanta dovranno pescare". Una vigilanza che dovrà, per forza di cose, insistere anche sull'attività degli abusivi, di chi senza alcun permesso si immerge con gli autorespiratori ad aria compressa per pescare questi "frutti di mare" senza averne alcun titolo e concessione. Una schiera importante per numero che probabilmente supera il comparto dei 189 raccoglitori in possesso di autorizzazione regionale.

L'EQUILIBRIO - Renato Murgia, presidente del Flag-Gruppo azione costiera, mette l'accento "sull'equilibrio che in sede di comitato pesca si è riusciti a imprimere tra gli operatori che escono in mare con la barca e l'assistente di bordo e chi invece entra in acqua dalla riva". I primi, spiega, "potranno raccogliere un massimo di quattro ceste per un totale di duemila esemplari rispetto alle sei del passato, i secondi due ceste per un massimo di mille ricci invece delle tradizionali tre casse". Quasi duecentomila echinodermi resteranno così, ogni giorno, nei fondali. Che moltiplicati per le giornate di pesca complessive dal 15 novembre al 15 aprile raccontano di un concreto programma di salvaguardia della specie di parecchi milioni di esemplari.

IL FUTURO Un piano che da solo non basta. "Questa sarà una stagione di transizione, la strada maestra per la tutela dei pescatori ma anche della risorsa-ricci è la costituzione dell'organizzazione dei produttori e un piano di gestione che deve avere valenza regionale", avverte Murgia. "Per questo - precisa Stefano Melis - ai primi di dicembre ci incontreremo, noi operatori cagliaritani con i colleghi di Oristano e Alghero per l'istituzione dell'Op. I ricci sono uno dei pochi prodotti ittici che possono essere consumati freschi, ancora vivi. E tra l'altro pescati nelle nostre acque. È questo che i consumatori dovranno comprendere, è questa risorsa che dobbiamo salvare prima del suo definitivo depauperamento. I buongustai pagheranno di più, è vero. Ma potranno, potremo noi tutti, continuare a mangiarli anche in futuro".

Andrea Piras

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