Un maxiblitz dei carabinieri di Palermo ha smantellato la mafia di Borgo Vecchio: 17 le persone arrestate ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, rapina, illecita detenzione di armi e munizioni e fittizia intestazione di beni.

Le indagini sono la prosecuzione di altre operazioni compiute negli anni passati e quest'ultima rappresenta lo strumento con il quale è stata disarticolato "l'attuale organigramma della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio - spiegano gli inquirenti -, individuandone gli assetti e le relative dinamiche attraverso le numerose attività di intercettazioni audio/video e il contributo di due collaboratori di giustizia", ex esponenti del sodalizio.

Due anni fa, "certi di essere arrestati a causa della collaborazione con la giustizia di Francesco Chiarello, i fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo, allora reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, prendevano le dovute precauzioni ottenendo il consenso dai vertici del mandamento mafioso di Porta Nuova affinché il loro successore fosse già individuato in Elio Ganci, scarcerato nel novembre di quell'anno dopo aver scontato una condanna per il reato di cui all'art. 416 bis ed estorsioni commesse per conto del medesimo sodalizio".

Uno dei pizzini
Uno dei pizzini
Uno dei pizzini

L'uomo, proseguono gli inquirenti, "si avvaleva di Fabio Bonanno, Salvatore D'Amico, Luigi Miceli e Domenico Canfarotta, delegati a curare, mediante l'ausilio degli altri arrestati, il sostentamento economico ai familiari dei detenuti, le attività estorsive e il controllo della piazza di spaccio nel territorio di competenza mafiosa: tutte attività necessarie a trarre illeciti profitti e ad avere il capillare controllo del territorio.

L'attività estorsiva era l'attività primaria, ed è stato ritrovato il cosiddetto "libro mastro", con nomi e cifre relative a imprenditori e commercianti della zona costretti al versamento di somme di denaro per evitare ritorsioni.

Alcuni coinvolti nell'indagine sono ritenuti anche responsabili di una sparatoria avvenuta in piazza nel marzo 2015 tra la famiglia dei Tantillo e quella di Francesco Russo e quest'ultimo era infine stato allontanato dal quartiere in quanto il reggente pro tempore Paolo Calcagno aveva stabilito che non avesse rispettato le "gerarchie".

Infine, ci sarebbero anche gli autori di una rapina la cui vittima era stata ferita da colpi di arma da fuoco, avvenuta nel giugno 2011. "La commissione di quel reato - concludono le autorità - non era stata autorizzata e, quindi, i responsabili erano stati poi aggrediti fisicamente dagli esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova e dagli stessi vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio".

(Redazione Online/s.s.)
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