Sarà il Consiglio comunale di Macomer, convocato per il 13 di novembre, a decidere se fare o meno il referendum, per aprire nell'ex carcere il centro regionale di permanenza e rimpatrio dei migranti (Cpr).

Questo a fronte di una decisione che è stata presa a livello ministeriale, con lo stanziamento di circa tre milioni di euro per effettuare i lavori di sistemazione dell'ex carcere, chiuso ormai da due anni.

Un argomento per il quale il dibattito si infiamma sempre di più e che sta dividendo la cittadina. In un documento le minoranze scrivono: "La richiesta di lasciare ai cittadini la decisione sull'apertura del CPR nell'ex carcere, sta determinando reazioni esagitate dal parte del sindaco e della maggioranza che governa il Comune, che vuole soltanto imporre ad ogni costo alla città una scelta che per la sua portata dovrebbe essere condivisa dai Macomeresi, riconoscendo ad essi il diritto di approvarla o di respingerla".

Dalla parte del sindaco di Macomer però si schierano i primi cittadini di sette comuni del Marghine, (Birori, Borore, Bortigali, Lei, Noragugume, Silanus e Sindia (non vi aderiscono i sindaci di Bolotana e Dualchi) che, in un documento tra l'altro scrivono: "Il sindaco di Macomer Antonio Succu ha abilmente saputo negoziare l'imposta apertura del Cpr, con la garanzia della piena ed incondizionata operatività della clausola di salvaguardia per tutti i Comuni del Marghine. Oggi, pertanto, il pericolo di apertura di Cas nell'intero territorio del Marghine è stato definitivamente scongiurato grazie all'operazione condotta da Antonio Succu con il Ministero dell'Interno".

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