"Voglio ricordare che dopo il referendum del primo ottobre siamo sempre stati pronti al dialogo. Abbiamo chiesto un dialogo franco a Madrid che è stato rifiutato dal Psoe e dal partito popolare, i quali non vogliono riconoscere che esiste un problema e vogliono utilizzare solo la repressione".

E ancora: "Abbiamo voluto garantire che non ci saranno scontri né violenza. Se lo stato spagnolo vuole portare avanti il suo progetto con la violenza sarà una decisione sua".

Queste le dichiarazioni di Carles Puigdemont, ospite al Press Centre di Rue Froissart 95 di Bruxelles.

Un discorso, quello del deposto presidente della Generalitat de Catalunya, arrivato al culmine del braccio di ferro con Madrid, che lo ha costretto a raggiungere il Belgio, per non finire agli arresti.

LE ELEZIONI - Puigdemont ha anche parlato della sfida lanciata da Madrid, indicendo nuove elezioni in Catalogna. "Noi - ha detto - rispetteremo i risultati delle elezioni convocate per il 21 dicembre, come abbiamo sempre fatto, quale che sia il risultato. Chiedo al governo spagnolo: faranno lo stesso? Voglio un impegno chiaro da parte dello Stato: sono pronti a rispettare un risultato che dia la maggioranza agli indipendentisti o no? Sono pronti a rispettare il risultato elettorale, quale che sia? Noi sì".

"NIENTE ASILO" - Sul suo futuro, invece, lo scenario resta incerto.

"Non sono qui per chiedere asilo politico - ha spiegato Puigdemont - bensì per sottoporre la questione catalana all'Unione europea".

Anche il suo legale Paul Beckaert, noto in Spagna per la sua specializzazione nella difesa dei diritti umani (suo il caso dell'ex militante dell'Eta Natividad Jauregui, alias "Pepona", alla quale ha evitato l'estradizione), ha confermato di aver assunto la difesa del presidente, ma si è rifiutato di parlare apertamente di una possibile richiesta di asilo alle autorità belghe.

Le accuse per Puigdemont sono quelle di ribellione, sedizione e appropriazione indebita per aver dichiarato l'indipendenza della Catalogna.

PERQUISIZIONI A BARCELLONA - Nel frattempo, a Barcellona, la Guardia Civil spagnola è entrata nel complesso Egara, sede della Mossos d'Esquadra, nonché nelle principali stazioni della polizia catalana a Barcellona, a Girona, Manresa, Sant Feliu de Llobregat e Granollers.

La polizia fedele a Madrid è in cerca delle registrazioni delle comunicazioni avvenute attraverso la radio interna tra gli agenti e la sala di controllo durante il giorno del referendum per l'indipendenza della Catalogna, il 1 ottobre.

L'obiettivo è trovare prove che possano avvalorare il "tradimento" delle istituzioni catalane alla Costituzione spagnola, giustificando un ulteriore giro di vite da parte del governo centrale.

(Redazione Online/s.s.-s.a.-l.f.)

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