Il lastrico solare è diventato una "terrazza praticabile" grazie ai "pannelli in vetro traslucido" alti 1,20 metri e lunghi "circa 55", una "pergola lignea ad aria e luce passante" lunga "7 metri" e alta "2,20 metri", una "vasca per idromassaggio di 3 metri per 2 con piano rilevato di calpestio in legno", una "vasca lavatoio in materiale marmoreo", una "canna fumaria in latero cemento".

Elementi che "di fatto" sono stati utilizzati per "attrezzare" quella superficie di "169 metri quadrati", inizialmente spoglia, come spazio abitabile collegato con un vano scala "all'appartamento sottostante".

Insomma, un tetto rimesso a nuovo e arredato secondo i gusti del proprietario. Con un problema: le opere sarebbero abusive perché realizzate "in assenza di titolo abitativo". E mancherebbe anche "l'autorizzazione paesaggistica", tenuto conto che l'edificio si trova in via San Saturnino, quartiere Villanova, zona "sottoposta a vincolo".

L'INDAGINE - Ipotesi formulate dal pm Andrea Schirra e costate un procedimento penale all'inquilino: Daniele Conti, ex capitano del Cagliari, anima della squadra sino a due anni fa. Violazioni edilizie e ambientali le accuse dalle quali è chiamato a difendersi per una vicenda che risale al 2014.

I presunti reati sarebbero stati commessi nella palazzina che un tempo ospitava il provveditorato agli studi e sono stati segnalati dalla polizia municipale nell'ottobre di quell'anno, ma solo adesso è cominciato il processo.

Per modo di dire: il giudice Simone Nespoli, accogliendo la richiesta di uno degli avvocati difensori, ha disposto il rinvio dell'udienza al 20 marzo. Quel giorno potrebbero presentarsi in aula anche gli altri imputati: Teresa Ivana Falco, proprietaria dell'abitazione adiacente a quella di Conti; Armanda Piat, proprietario e committente dei lavori; Luca Andreoni, direttore dei lavori; Alberto Alberti, esecutore delle opere.

LE ACCUSE - Falco è chiamata a rispondere di presunti abusi edilizi e ambientali per la realizzazione di pannelli in vetro traslucido, un gazebo fissato al suolo, due lucernari "tipo vasistas"; Piat, Andreoni e Alberti dello stesso reato per aver "realizzato la trasformazione del lastrico solare in terrazza praticabile" con "la traslazione e l'ampliamento delle botole di accesso, realizzando un vano scala di collegamento coi tre appartamenti sottostanti" e varie opere di muratura.

Gli stessi Piat e Andreoni sono accusati di falso per aver riferito al Suap nel maggio 2013 "che i lavori erano ultimati e conformi al progetto". Ancora Piat avrebbe commesso un falso per un secondo documento depositato al Suap (giugno 2013) in cui si sosteneva "contrariamente al vero" che "i lavori per i quali richiedeva l'accertamento in conformità per le opere accessorie nella terrazza erano stati realizzati" quel mese.

GLI AVVOCATI - Inizialmente era stato chiesto un decreto penale di condanna (12.500 euro per ciascuno), iniziativa alla quale gli imputati si erano opposti attraverso i legali Roberto Nati, Gianluca Aste, Guido Manca Bitti, Corrado Podda e Benedetto Ballero. Così si è arrivati a dibattimento.

L'avvocato Ballero però ha depositato le carte riguardanti un procedimento penale parallelo su ipotetici e identici reati che potrebbero essere stati commessi nello stabile adiacente (sono indagati per abusi edilizi Piat, Andreoni e Alberti), e ha chiesto un rinvio in attesa che l'inchiesta sia chiusa e magari riunita a quella attuale. Il giudice ha rinviato ma specificato che fino ad allora i termini per la prescrizione sono sospesi.

Andrea Manunza

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