Il 14 maggio del 2015 era arrivata all'ospedale San Francesco dopo un grave incidente stradale.

Durante l'intervento chirurgico i medici si erano dimenticati una garza nell'addome.

Nietta Seddone, nuorese di 69 anni, due mesi dopo morì per le complicazioni dovute a quella dimenticanza, nel reparto di chirurgia d'urgenza del Brotzu di Cagliari, dove era stata trasferita per volere dei familiari.

Ora sono arrivate le richieste di rinvio a giudizio per l'équipe chirurgica: l'accusa formulata è omicidio colposo e cooperazione nello stesso.

LE ACCUSE - Quattro i professionisti sotto inchiesta che compariranno a novembre davanti al Gup del Tribunale di Nuoro Massimo Pusceddu.

Si tratta del chirurgo Antonio Domenico Fais (difeso da Pietro Pittalis), l'aiuto chirurgo Riccardo Sacchetti (difeso da Alessandra Joseph), la strumentista Anna Ladu (difesa da Angelo Magliocchetti) e l'infermiere Mariuccia Columbu (difesa da Gianluigi Mastio).

Il giudice dovrà capire se nello svolgimento della propria attività i medici seguirono le linee guida e le buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica, e se c'è colpa lieve o grave.

NESSUNA CONTA - Secondo l'accusa formulata dal sostituto procuratore Giorgio Bocciarelli, però, non ci sono dubbi: quella sera di maggio, all'interno della sala operatoria dell'ospedale nuorese, nessuno fece la conta degli strumenti utilizzati.

Non furono rispettate le prescrizioni del ministero della Salute che impongono prima, durante e dopo un intervento chirurgico la conta di tutto il materiale utilizzato durante un intervento chirurgico, e la redazione di un registro apposito.

Nelle cartelle cliniche analizzate dal perito incaricato dalla Procura di Nuoro non c'è traccia di documenti o registri sul controllo e il conteggio delle garze utilizzate. E una di queste rimase all'interno del corpo della donna.

L'INFEZIONE - Ci vollero 13 giorni nel reparto dov'era ricoverata Nietta Seddone per accorgersi che qualcosa era rimasto all'interno.

Quella garza venne rimossa dopo un altro intervento, ma la situazione era ormai quasi compromessa. La donna dopo la prima operazione ha continuato a stare male.

Fino al 25 maggio è rimasta ricoverata in Rianimazione, il 27 maggio in Chirurgia è stata sottoposta a una Tac richiesta giorni prima, che finalmente ha evidenziato la presenza della garza emostatica.

Tolto il corpo estraneo, le condizioni della donna non sarebbero però migliorate a causa di un'infezione.

Da lì la decisione dei familiari di trasferirla al Brotzu dove la donna è stata sottoposta ad altri due disperati interventi: tra le complicazioni anche una lesione nell'intestino.

Ormai era tardi: la donna morì il 9 luglio.

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