Nel giorno dell'annuncio della liberazione di Raqqa dall'Isis, si apre un altro fronte di tensione sullo scacchiere siriano.

È quello tra Siria e Turchia, con Damasco che parla di "palese aggressione" riferendosi alle truppe di Ankara che ieri sono entrate nel suo territorio.

Ieri militari e veicoli corazzati dell'esercito turco sono entrati in Siria posizionandosi nella provincia di Idlib, nel nord del Paese, in una zona controllata dai ribelli.

Stando a quanto riferito dalle autorità di Ankara, le truppe servono a creare una zona di de - escalation militare che contribuisca alla pacificazione fra le truppe fedeli a Bashar al Assad e i ribelli.

Inoltre, nella provincia di Idlib è forte la presenza di un gruppo jihadista legato ad Al Quaeda e c'è una zona controllata dalle forze curde, vero spauracchio di Erdogan.

Nello scacchiere siriano la Turchia, a parte le operazioni contro l'Isis avviate quest'anno, ha sempre sostenuto i ribelli che puntano a far cadere il regime di Assad, questo il motivo per cui Damasco ha parlato di "aggressione".

Il dispiegamento di truppe, sostiene Erdogan, rientra nell'accordo raggiunto ad Astana tra Turchia, Iran e Russia: "Abbiamo 911 chilometri di confini con la Siria e veniamo minacciati in ogni momento: dobbiamo prendere le nostre misure e nessuno ha il diritto di mettere in discussione le nostre decisioni", ha detto il presidente.

La Siria, dal canto suo, ha chiesto il ritiro immediato delle truppe di Ankara, la cui presenza costituisce una "palese aggressione".

(Redazione Online/L)
© Riproduzione riservata