"Tutte le morti sono deplorevoli. Ma non c'è motivo che io chieda scusa per qualcosa che hanno commesso altri".

Con queste parole Cesare Battisti - il terrorista dei Proletari armati per il comunismo condannato in Italia all'ergastolo per quattro omicidi - ha risposto in un'intervista a chi gli aveva chiesto se intendeva inviare un messaggio alle famiglie delle vittime.

Battisti - rilasciato negli scorsi giorni dopo essere stato arrestato al confine con la Bolivia perché in possesso di una somma elevata di contanti in valuta estera - ha affermato di sentirsi "brasiliano" più che italiano dopo circa dieci anni trascorsi nel Paese sudamericano come rifugiato, anche perché in Italia contro di lui c'è solo "odio e risentimento".

SI È ROTTO IL RAPPORTO DI FIDUCIA CON IL BRASILE - Intanto dal Brasile fanno sapere che il "rapporto di fiducia" tra Battisti e lo Stato sudamericano è stato "rotto".

Lo ha detto il ministro della Giustizia brasiliano, Torquato Jardim, in un'intervista a BBC Brasil.

Il terrorista, ha detto Jardim, "senza un motivo apparente, ha rotto il rapporto di fiducia perché ha commesso un illecito, lasciando il paese, con denaro oltre il limite consentito".

Dichiarazioni che arrivano a poche ore dalla notizia sul presidente Michel Temer, che starebbe valutando di revocare al militante l'asilo politico e concedere il rimpatrio in Italia, dove è stato condannato a quattro ergastoli per omicidio. Temer starebbe aspettando solo il via libera del giudice della Corte suprema federale.

"ITALIA ARROGANTE" - "Come può un Paese accogliermi, permettermi di crearmi una famiglia, affetti, professione, e poi dire 'Basta, ora te ne vai. Che mostruosità è?", ha detto Battisti in un'intervista alla Folha de Sao Paolo.

"L'Italia è un Paese arrogante - prosegue - a Roma sono convinti che sia un compito per loro facile portarmi via".

IL SINDACO DI SAO PAULO - Sul caso si è espresso anche il sindaco di Sao Paulo João Doria, in questi giorni in visita a Milano: "Cesare Battisti deve rispondere in Italia dei suoi reati - ha detto -. Il Brasile non può dare protezione a un criminale. L'estradizione deve essere immediata".

La vicenda dell'ex Pac si è riaperta dopo il suo arresto, il 4 ottobre, vicino al confine con la Bolivia mentre, secondo la polizia, stava provando a scappare. Lui si difende sostenendo che "non aveva pensato" di lasciare il Brasile: "Se avessi voluto uscire dal Paese non sarebbe stato per la Bolivia. Ho più legami in Uruguay, sarei andato lì".

(Redazione Online/D-F)

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