"Aspetto da due mesi un intervento chirurgico ma i medici non mi possono operare perché non hanno l'attrezzatura necessaria per lavorare. Ho pagato le tasse per una vita e ora rischio di perdere un piede perché la sanità sarda è ridotta così".

DUE MESI DI ATTESA - Antonio Sollai, 67 anni, cagliaritano residente a Is Mirrionis, sa che il suo tempo sta per scadere.

Affetto da una grave forma di diabete, da agosto ha delle ulcere devastanti al piede sinistro conseguenza della malattia.

Se non si sottoporrà in tempi rapidi a un intervento di angioplastica - cioè di dilatazione dei vasi sanguigni - rischia la cancrena e quindi l'amputazione dell'arto.

L'operazione è in programma al Santissima Trinità, nel reparto di radiologia interventistica che è da anni un'eccellenza della sanità sarda.

"Gli stessi medici mi hanno detto che non c'è tempo da perdere - spiega Sollai -. Peccato però che l'équipe non può intervenire perché non hanno i cateteri a palloncino per eseguire l'angioplastica".

MANCANO I DISPOSITIVI - Che il ritardo dipenda dalla carenza dell'attrezzatura medica (non solo i cateteri), è riportato nero su bianco anche nel foglio di dimissioni dell'ospedale San Marcellino di Muravera, dove Antonio Sollai è stato ricoverato dal 4 all'11 settembre per curare le ulcere: "Il paziente - si legge - deve essere sottoposto ad angioplastica. Contattato il dott. Marini, l'intervento non è al momento eseguibile per mancanza di presidi".

Nel frattempo è passato un altro mese e Sollai è stanco di aspettare. Anzi, non può proprio permetterselo.

"Anche ieri mi è stato detto che la situazione non è cambiata - è la sua denuncia - e nel frattempo io continuo a stare male. La colpa non è certo dei medici che sono pronti ad operarmi anche domani e mi hanno sempre seguito con scrupolo sia al Santissima Trinità che a Muravera, bensì di chi lascia che un ospedale resti senza l'attrezzatura necessaria per curare i pazienti".

L'ACCUSA - Sollai ha già perso un dito del piede a causa del diabete e cinque anni fa era stato sottoposto a un intervento analogo.

"All'epoca sono riuscito a farmi operare quasi subito al San Martino di Oristano ma solo grazie ad alcune amicizie - accusa -, ora è da agosto che aspetto, ogni tanto mi ricoverano e mi curano con antibiotici ma senza l'operazione la situazione diventerà presto irrimediabile. Non so più cosa fare, per questo ho deciso di rivolgermi alla stampa. E la prossima tappa sarà alla Procura della Repubblica, anche perché potrebbero esserci tante altre persone in una situazione simile e non voglio che vivano la mia stessa odissea".

Massimo Ledda

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