"Se sarà necessario arriveremo fino alla Corte europea dei diritti dell'uomo, fino al Papa: dentro Abbanoa non entreremo mai". Giulio Murgia è sindaco di Tertenia, uno dei ventinove comuni che - secondo l'Egas, l'ente di governo dell'ambito della Sardegna - devono finirla una volta per tutte di amministrare l'acqua in autonomia, arrendersi, ed entrare nella grande famiglia della gestione unica, Abbanoa appunto, la Spa al 70% della Regione.

LA BATTAGLIA - È vero che dei 29 un paio avrebbero voluto aderire da tempo ma hanno situazioni super complicate, come Capoterra, ma la maggior parte di questi paesi sono convinti di star molto meglio soli e avere assolutamente ragione in base al decreto legislativo che regola la materia. La battaglia va avanti da anni ma ora c'è una certa urgenza di concluderla. Il Comitato istituzionale di Egas (composto dall'assessore ai Lavori pubblici e da 9 sindaci, presieduto dal sassarese Nicola Sanna), qualche settimana fa ha dichiarato concluso "con esito negativo per l'evidente mancanza dei requisiti richiesti" il procedimento sul riconoscimento dell'indipendenza (solo Sinnai, Domusnovas e Siligo sono stati graziati), così il livello dello scontro è salito, e martedì prossimo una delegazione del comitato ribelle incontrerà i capigruppo in Consiglio regionale per rivendicare una leggina ad hoc. Comunque, tra vedere e non vedere, i ricorsi li stanno preparando.

LE PROTESTE - Particolarmente combattivo il sindaco di Paulilatino, Domenico Gallus, consigliere regionale, eletto con Forza Italia ma nel gruppo Psd'Az. "Noi l'acqua l'abbiamo sempre gestita da soli, e questo ci consente di far pagare una tariffa bassissima. Martedì chiederemo ai capigruppo un iter veloce per la leggina, oppure per inserire un emendamento in Finanziaria. Aspetto di conoscere la posizione del Partito dei Sardi".

IL GASI - Gianni Ruggeri, segretario del Gasi (Gestioni autonome servizio idrico), ha preparato una lunga relazione, concludendo che le possibilità sono due: l'Egas riconosca il diritto dei Comuni montani sotto i 1000 abitanti ad esercitare il servizio idrico non integrato, riconosca che tutti i Comuni possiedono i requisiti delle fonti pregiate, delle aree naturali protette o beni paesaggistici, e l'uso efficiente della risorsa e la tutela del corpo idrico. Oppure: che il Consiglio regionale intervenga a modificare o integrare la legge 4 prevedendo che "sono fatte salve le gestioni dirette del servizio idrico nei Comuni che non hanno ceduto gli impianti al Gestore Unico e lo gestiscono attualmente e detti Comuni esprimono un rappresentante nel Comitato istituzionale d'ambito dell'Egas". "In ogni caso", aggiunge Ruggeri, "abbiamo dato incarico al professor Giandomenico Falcon, che ha vinto cause analoghe in Nord Italia, di predisporre il ricorso al Tar".

LA RISORSA - Il sindaco di Tertenia, Giulio Murgia, racconta che loro l'acqua la prendono direttamente dalla sorgente nei Tacchi, "purissima, altamente alcalina. Il fontaniere verifica la portata delle sorgenti, fa i controlli ogni due settimane, l'acqua a cascata va giù e con un po' di cloro è pronta per arrivare ai rubinetti. Dissetiamo quattromila persone, che in estate diventano il triplo, la tariffa è 1,20 euro, se entrassimo in Abbanoa salirebbe a 4 euro. Perché devo fare questo ai cittadini e far guadagnare una società esterna? Non siamo nelle condizioni né sociali, né politiche, né economiche per entrare in Abbanoa".

IL PRIMO ATTO - Ester Satta, sindaca di Olzai, il ricorso lo ha fatto già da ottobre 2016. "La delibera di Egas, la prima, di un anno fa, è uno scandalo. Noi nonostante la siccità non abbiamo fatto restrizioni perché abbiamo gestito la risorsa con parsimonia ed efficienza, abbiamo la rete senza perdite, nuova, sostituita a spese del Comune, abbiamo ammortizzato i costi della depurazione con un impianto fotovoltaico. E continueremo così".

GLI ENTI LOCALI - Emiliano Deiana, presidente dell'Anci, avverte: "La partita dell'acqua è molto più ampia, a fine mese convocherò un tavolo. Ricordo che già la legge 4 prevede una progressiva cessione di quote dalla Regione ai Comuni, e la possibilità di costituire più ambiti ottimali. Le autonomie locali non possono aver paura di assumere il controllo del servizio idrico e Abbanoa si deve riconciliare con le comunità".

Cristina Cossu

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