Un caseificio aveva le autorizzazioni scadute da tre anni, un altro neppure esisteva, sulla carta.

Eppure entrambe le aziende producevano migliaia di forme di Fiore Sardo, dotato di etichetta Dop.

Formaggio che veniva venduto a grossisti del Sud Italia e immesso sul mercato, specialmente in Puglia, nella provincia di Lecce.

Le due aziende appartengono a due fratelli originari di Ollolai.

Da tempo su entrambi i caseifici, uno nella Nurra tra Sassari e Porto Torres, l'altro in Goceano, nelle campagne di Bono, si erano concentrate le attenzioni dei Nas di Sassari, i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni, e della Procura di Nuoro.

IL SEQUESTRO - Ad agosto i due fratelli sono stati denunciati per frode alimentare, reato da codice penale, con l'aggravante relativa a prodotti che hanno il marchio di qualità e quindi dovrebbero essere realizzati secondo rigide procedure, a tutela della salute dei consumatori.

In tutto sono 7.300 le forme di Fiore Sardo sequestrate. Per i militari il commercio ha fruttato diverse decine di migliaia di euro.

Il caseificio che operava nella Nurra era stato chiuso nel 2013, dopo alcuni controlli igienico sanitari della Asl, ma lì dentro si era continuato a produrre.

Il secondo non doveva iniziare l'attività perché l'iter autorizzativo non era mai stato completato.

In pratica era completamente sconosciuto agli organi competenti.

Sulle forme vendute nella penisola venivano applicate comunque le etichette con il marchio Dop.

False, perché i due allevatori non facevano parte del Consorzio di tutela del Fiore sardo Dop, che è stato rifondato di recente.

Il presidente Antonio Maria Sedda non conosce i due allevatori-imprenditori. "Non sapevamo del lavoro dei Nas - spiega - e tra l'altro la Puglia, in particolare la provincia di Lecce, è da tempo uno sbocco importante per il mercato del Fiore Sardo. Ma non solo, anche di formaggio sardo generico, privo di identificazione Dop".
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