L'uragano Maria ha devastato Puerto Rico con una forza mai vista spazzando via tutte le infrastrutture del Paese, dalla rete elettrica a quelle telefoniche e stradale. I suoi abitanti sono da giorni isolati dal resto del mondo, compresa una famiglia sarda che da nove anni vive nell'isola caraibica.

Marco Porcu, la moglie Rita e i tre figli sono missionari itineranti del cammino neocatecumenale. Partiti da Cagliari, parrocchia di La Palma, hanno lasciato tutto per andare a testimoniare la loro fede cristiana dall'altra parte del globo.

NESSUNA NOTIZIA - Da mercoledì, quando la tempesta di categoria 4 - cioè catastrofica - si è abbattuto su Puerto Rico, nessuno è riuscito a contattarli, neanche dalla Farnesina. Un silenzio, comune a tutti gli altri connazionali che vivono nell'isola, che sta tenendo in apprensione i familiari rimasti in Sardegna: la sorella di Marco Porcu ha pubblicato un post su Facebook invitando tutti a pregare per la sorte dei loro cari. E anche le comunità neocatecumenali sarde si sono strette in preghiera.

"STANNO TUTTI BENE" - Importanti rassicurazioni arrivano per fortuna dal corrispondente consolare Angelo Pio Sanfilippo, che si trova sul posto. "Posso dire con certezza che non ci sono vittime tra i duecento italiani residenti qui - spiega da San Juan, la capitale di Puerto Rico, a L'Unione Sarda -, conosco molto bene la famiglia Porcu e mi sento di tranquillizzare i loro familiari. Devono avere solo pazienza, qua è tutto distrutto, l'intera isola è al buio ed è impossibile qualunque comunicazione, anche per me che sono nella capitale. Ma il governo ha fatto il massimo per allertare la popolazione e garantire la sicurezza delle vite umane, come dimostra il fatto che al momento ci sono solo 13 vittime nonostante l'eccezionalità dell'evento".

PAESE DEVASTATO - La famiglia Porcu vive a Peñuelas, una cittadina di poco meno di 30mila abitanti nella costa sud occidentale di Puerto Rico, a pochi chilometri da Ponce che è la terza città del Paese. "Il problema - prosegue Sanfilippo - è che la rete viaria è completamente devastata. Risulta impossibile spostarsi anche per la polizia, lo ripeto ci vuole un po' di pazienza e tempo, le autorità arriveranno dappertutto e non appena i telefoni riprenderanno a funzionare i parenti degli italiani residenti qui potranno tirare un sospiro di sollievo perché stanno tutti bene". Il quadro della situazione tracciato dal corrispondente consolare italiano è desolante. "Se possiamo dirci fortunati per il bilancio in termini di vite umane - spiega il diplomatico -, non possiamo affermare lo stesso per quanto riguarda le infrastrutture. È stato un uragano di forza mai vista, con venti oltre i 250 chilometri orari e piogge torrenziali. Per trovarne uno altrettanto potente bisogna tornare indietro al 1932. La rete elettrica non esiste più e in tutto il paese non c'è corrente e ci vorranno mesi per ripristinarla, sono saltate tutte le linee telefoniche, manca l'acqua e il gas, così come inizia a scarseggiare il combustibile e anche il cibo. Io sono chiuso in casa da tre giorni, senza luce né acqua, uscire è impossibile. Insomma è davvero una catastrofe da cui Puerto Rico faticherà a riprendersi".

DIGA CROLLATA - L'emergenza però non è finita. Dopo il passaggio dell'uragano Maria, che "ha praticamente cancellato l'isola" causando danni per 30 miliardi di dollari, il servizio meteo statunitense ha infatti lanciato l'allerta per la diga sul lago Guajataca, nella parte nord occidentale del Paese (distante 70 chilometri da Peñuelas), che nella notte italiana ha ceduto inondando le cittadine di Isabela e Quebradillas. Immediata è partita l'evacuazione con gli autobus che stanno cercando di mettere in salvo le persone "il più rapidamente possibile". Il Governo parla di situazione "estremamente pericolosa". Il servizio meteo a San Juan teme che il crollo della diga sul lago Guajataca causerà inondazioni a valle in un'area in cui vivono 70mila persone.

Massimo Ledda

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