Angela Merkel parte nettamente favorita e il suo partito, per governare, dovrà formare nuovamente una coalizione, più o meno variegata.

A pochi giorni dall'apertura delle urne sono questi i due scenari più plausibili per chi cerca di decifrare le elezioni politiche che si terranno in Germania domenica 24 settembre.

Nell'imminenza del voto, per tastare il polso della campagna elettorale abbiamo "interrogato" i sardi che in terra tedesca risiedono stabilmente per chiedere loro chi tra i due principali candidati premier - la cancelliera uscente Angela Merkel, leader dei cristiano-democratici della Cdu, e Martin Schulz, ex presidente del Parlamento europeo chiamato a timonare i socialdemocratici Spd - riuscirà a conquistare la guida del governo.

Per molti, la sentenza sarebbe già scritta.

"I sondaggi attuali sembrano confermare che la Cdu rimarrà il partito più forte e pertanto l'opinione pubblica vede molto alte le probabilità che la Merkel rimanga cancelliere, anche se per alcuni media tedeschi i partiti più piccoli potrebbero recuperare", spiega a L'Unione Sarda Matteo Concas, manager di Quartu, ora residente a Berlino, dove si è trasferito di recente per lavorare nella banca mobile N26.

Altrettanto alta è la probabilità di un esecutivo supportato da una maggioranza di compromesso, come del resto è accaduto negli ultimi anni. "Il nuovo governo - aggiunge Concas - dovrà certamente creare una coalizione per poter avere la maggioranza e sarà interessante vedere il possibile impatto di questi recenti sviluppi nella nuova struttura governativa post elezioni".

Merkel favorita anche secondo Alexandra Porcu, libera professionista con radici sarde (sua madre è originaria di Villaputzu), anche lei al lavoro nella capitale tedesca.

Il suo giudizio sulla campagna elettorale è però tranchant. "A tratti sembra una pagliacciata. Si parla di tutto, meno che di contenuti. Ad esempio nel duello in tv tra la cancelliera e Schulz, con il secondo a incalzare solo sul tema dei profughi e sulla Turchia. Temi che non sono in cima ai pensieri della maggioranza dei tedeschi. I problemi sono altri, ma non se ne discute".

Insomma, chi pensa che le campagne elettorali giocate su proclami, pettegolezzi e polemiche sterili siano prerogativa solo italiana farebbe bene a ricredersi. "Anche in Germania - conferma Alexandra - il livello non è molto alto. Sui giornali e in tv si arriva addirittura discutere se sia più sexy questa o quella candidata o più affascinante questo o quel politico".

Grandi temi ai margini. Sordina. Nessun guizzo. Per qualcuno il motivo di questo basso profilo sta nel fatto che il grande sfidante socialdemocratico non ha poi così tante frecce al suo arco, in quanto sono ben poche le cose che può rinfacciare all’avversaria. Sia perché i dati economici sono complessivamente migliorati negli ultimi anni (uno su tutti: i disoccupati, passati da 4 a 2,5 milioni), sia perché molte leggi sono state approvate anche con l'assenso della Spd, in Grosse Koalition con la Cdu.

Strascichi di "complicità" che hanno inevitabilmente anestetizzato la campagna elettorale.

Certo, gli arrabbiati, tra gli oltre 60 milioni di cittadini chiamati ai seggi, non mancano. Resta da vedere dove e se (l'astensione è data al 28%) questi ultimi indirizzeranno il loro voto. "Potrebbero scegliere - ipotizza Alexandra - Martin Sonneborn, che è una specie di Beppe Grillo tedesco: un comico che si è candidato alla testa di un partito non partito (Die Partei, ndr) per provocazione.

Oppure potrebbero puntare sull’ultradestra e, dunque, su Alternative für Deutschland".

Le cui battaglie, però, sono intrise di xenofobia e populismo spiccio. "Estremismi che l'opinione pubblica tedesca non ha mai premiato nelle urne", sottolinea Alexandra. "È indubbio però che certe idee trovino terreno fertile in quelle zone del Paese dove le cose vanno peggio. Io stessa in questi ultimi mesi sono rimasta stupita da quanti, tra i miei conoscenti o contatti Facebook, abbiano abbracciato la causa dell’Afd, condividendo sulle bacheche i loro messaggi decisamente razzisti".

Sia come sia, per tutte le forze in lizza sarà necessario superare la soglia di sbarramento del 5 per cento (la stessa che si vorrebbe importare anche da noi in Italia).

Nel 2013 (in Germania si vota ogni 4 anni) ci riuscirono solo Cdu, Spd, Linke (il partito di sinistra) e i Verdi. In questa tornata, dicono i sondaggisti, potrebbero farcela anche i liberali Fdp e, per la prima volta, proprio gli estremisti di Afd.

Quanto alla coalizione di governo, non è escluso un nuovo patto Cdu-Spd, oppure altre combinazioni a seconda delle forze che siederanno in Parlamento. Tranne una: l'Afd.

Tutti i partiti hanno infatti già escluso a priori l'ipotesi di alleanze post-elettorali con i rappresentanti dell'ultra-destra. Ciò nonostante, la conquista di uno scranno parlamentare da parte degli estremisti viene data per cosa fatta. "Con l'accoglienza data a decine di migliaia di migranti la xenofobia si è purtroppo diffusa in diverse parti del Paese, in particolare nei comuni più piccoli", dice Annabel Mulas, 28enne originaria di Seulo, impiegata amministrativa in un'azienda di Villingen-Schwenningen, vicino al confine con la Svizzera.

"Se - prosegue - a Berlino o Stoccarda i profughi vengono visti senza pregiudizi e, anzi, come risorse, nei centri minori c'è molta paura. Ed è lì che raccoglierà i voti la destra".

Ma, anche se il voto di domenica confermerà l'avanzata del populismo, la vittoria della Cdu e della cancelliera sarà netta. "La maggior parte dei consensi andrà alla Merkel, sia perché l'Afd è forte solo in provincia ma non nella grandi città, sia perché il suo avversario non entusiasma. Lo si è visto chiaramente nel duello in televisione. Per Schulz poteva essere l'occasione di mettersi in luce, invece non è riuscito a brillare".

La morale? Merkel è "condannata" a vincere. "Un po' come Berlusconi in Italia qualche anno fa: non piaceva a nessuno, ma alla fine la spuntava sempre", nota sagacemente Tullio Porcu, pensionato oristanese di casa a Mannheim. Se Angela trionferà per merito suo o per manifesta inferiorità degli sfidanti poco importa. Quel che conta è portare a casa il risultato. Ovvero, il quarto mandato consecutivo alla guida della Germania, che farebbe del suo governo il più longevo della storia democratica tedesca e che la porterebbe ad eguagliare Helmut Khol, mostro sacro di cui Angela è stata pupilla e a cui negli anni Novanta riuscì a "scippare", tra mille polemiche, la leadership del partito cristiano-democratico.

Luigi Barnaba Frigoli

(In collaborazione con Sabrina Schiesaro)

IL DUELLO IN TV:

HELMUT KHOL E ANGELA MERKEL:

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GERMANIA IN PILLOLE

Popolazione: 81,8 milioni di abitanti

PIL pro capite: 37.154 euro (2015)

Crescita PIL reale: +1,7% (2016)

Debito pubblico (% PIL): 71,2% (2015)

Disoccupazione: 6,3% (2016)

Percentuale laureati: 33% (popolazione tra i 30 e i 34 anni)

Religione: cattolici 34%, protestanti 34%, Islam 3,7%, non affiliati e altre 28%

Immigrazione: dal 1950 in Germania sono arrivati circa 1,4 milioni di immigrati. Nel solo 2015, il Paese ha accolto 1 milione di profughi provenienti dalla cosiddetta rotta balcanica.

(Font: Ministero Affari Esteri, Ambasciata d'Italia, Bamf, Eurostat).
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