I disordini di novembre 2012 a Carbonia, quando i ministri scapparono in elicottero in un clima da guerriglia, si tramutano oggi in 17 denunce per altrettanti lavoratori, in gran parte dell'Alcoa.

INDAGINE CHIUSA - Hanno ricevuto in questi giorni l'avviso di chiusura delle indagini e hanno venti giorni di tempo per produrre prove o fare dichiarazioni al magistrato. Si tratta di delegati sindacali e di operai sempre in prima fila nelle manifestazioni per difendere il posto di lavoro. La maggior parte sono accusati del lancio di sassi e di palloncini pieni di vernice, di aver provato a forzare lo scudo a protezione dell'auditorium dove si stava svolgendo la conferenza con i ministri Corrado Passera e Fabrizio Barca; a carico di alcuni l'accusa di danneggiamento e di aver spintonato rappresentanti delle forze dell'ordine. Insomma secondo le indagini, coordinate dal pm Daniele Caria, ci fu una turbativa dell'ordine pubblico, in quella giornata di quasi 5 anni fa.

I FATTI - La Grande Miniera rimase blindata per tutto il giorno: Passera, Barca e l'allora sottosegretario De Vincenti, arrivarono nel Sulcis per firmare un piano di rilancio territoriale con le istituzioni locali. Ma il clima si fece presto incandescente: troppe vertenze irrisolte, fabbriche chiuse e un malcontento difficile da contenere, fino ai disordini e alla fuga in elicottero dei ministri.

GLI OPERAI - Oggi 17 lavoratori rischiano di dover affrontare un processo. Tra loro c'è anche Antonello Pirotto, delegato sindacale e leader della protesta Eurallumina. "Ero lì, come sempre, per manifestare in difesa del diritto al lavoro - dice Pirotto - sono pronto a dimostrare che la mia azione è stata assolutamente legittima: in veste di delegato sindacale ho incontrato il ministro Passera e De Vincenti. Certo dispiace per questo avviso ma sono molto sereno".

LE VERTENZE - A distanza di 5 anni da quella giornata ad alta tensione, le due vertenze per eccellenza, Alcoa ed Eurallumina, devono ancora trovare una soluzione. "Siamo molto preoccupati per le denunce - dice Roberto Forresu, segretario della Fiom Cgil - abbiamo il supporto della Fiom nazionale, ma vorremmo davvero che riaprissero le fabbriche per tornare a parlare di lavoro, altrimenti i problemi di ordine pubblico aumenteranno".
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