Il Tribunale di sorveglianza ha respinto la richiesta di affidamento comunitario per Fabrizio Corona.

Lo hanno reso noto i legali dell'ex fotografo dei vip Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra.

"Era stato chiesto che fosse affidato a una comunità a 180 chilometri di distanza da Milano in un regime molto controllato", ha aggiunto l'avvocato Calcaterra, precisando che la soluzione era stata individuata con il parere favorevole di tutti gli operatori del carcere che da ottobre scorso hanno lavorato con Corona.

Il magistrato di sorveglianza Beatrice Crosti però ha respinto la richiesta.

"Siamo tutti senza parole e sotto shock", ha affermato inoltre Chiesa.

Per protesta contro questa decisione, l'avvocato ha annunciato che il suo assistito inizierà lo sciopero della fame.

LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA - Ieri sono state rese note dai giudici di Milano le motivazioni relative alla sentenza di condanna dell'ex paparazzo a un anno di reclusione per illecito tributario.

I magistrati non ritengono di "dover dichiarare Fabrizio Corona delinquente professionale".

Questo perché "la natura prettamente fiscale e le concrete modalità del reato per il quale l'imputato è stato giudicato colpevole non consentono infatti di ritenere, alla luce della ricostruzione complessiva dei fatti e della lontananza nel tempo delle condotte che hanno dato origine alle precedenti condanne, che egli viva abitualmente del provento dei reati".

L'indagine era partita dopo la scoperta da parte delle forze dell'ordine di 2,6 milioni di euro, trovati in parte in un controsoffitto della casa della sua collaboratrice Francesca Persi, coimputata nel processo, e in parte in una cassetta di sicurezza in Austria.

(Redazione Online/F)

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