Alla sala operativa non hanno comunicato che avrebbero fatto salire le ragazze nell'auto di servizio, e questo potrebbe smentire le "buone intenzioni" dei carabinieri accusati di stupro da due studentesse americane.

La versione di uno dei due, infatti, è che si sono fatti "trascinare dalla situazione", ma solo in un secondo momento, dopo aver accompagnato le giovani a casa, quella notte tra il 6 e il 7 settembre.

Mentre si attende il processo, i carabinieri dovranno far fronte anche alle accuse della Procura militare - violata consegna e peculato - che potrebbero portare alla loro cacciata dall'Arma.

IL SECONDO INTERROGATORIO - Il carabiniere scelto Pietro Costa si è presentato oggi spontaneamente in Procura per essere interrogato dai magistrati. Un colloquio che è durato circa un'ora da cui però non è emerso ancora ciò che il militare, accompagnato dal suo legale, avrebbe detto ai magistrati Ornella Galeotti e Rodrigo Merlo.

Anche lui, come il suo collega Marco Camuffo, doveva spiegare perché quella sera - benché fossero in servizio - hanno deciso di entrare in una discoteca e fermarsi al bar. E perché hanno accompagnato le ragazze a casa (il trasporto in un'auto di servizio è consentito solo in casi eccezionali).

L'appuntato Marco Camuffo si era presentato spontaneamente in Procura sabato scorso per confermare il rapporto sessuale con una delle ragazze statunitensi ma negando di aver usato violenza dato che la studentessa, a suo dire, sarebbe stata consenziente.

(Redazione Online/D-m.c.)

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