L'italiano è perfetto, l'accento cagliaritano pure. "Beh, se devo essere sincera mi sento più sarda che cinese", ammette Lina. Fa parte del pezzo di Asia trapiantato in città. Quello silenzioso per natura, fatto di lavoratori senza soluzione di continuità e con rapporti di buon vicinato che raramente vanno oltre.

"Siamo riservati ma la nostra comunità è ben integrata. Soprattutto le nuove generazioni", assicura Chen Ren Feng, imprenditore, 41 anni (la metà trascorsi nel capoluogo sardo), e rappresentante della comunità cinese in Sardegna. Parte da qui l'incursione - pacifica - tra cinesi di prima e seconda generazione. Nati e cresciuti nel capoluogo sardo, di cui ormai sono - e si sentono - parte a tutti gli effetti. Sono in tutto quattromila.

IL PROCACCIATORE D'AFFARI - Michele Wang ha venticinque anni, si è diplomato all'Istituto tecnico Martini e fa il procacciatore d'affari. "Certo, i cinesi non si vedono molto tra i locali o al mare, ma non perché siamo strani, semplicemente perché lavoriamo tutto il giorno. Tempo libero ne abbiamo ben poco", spiega.

"Ogni tanto vado a fare jogging vicino a casa, a Elmas, la discoteca non mi piace. Siamo abituati così, per noi il lavoro viene prima di tutto", ribadisce.

LA FUTURA MAMMA - "Vorrei precisare che i cinesi muoiono come tutti gli altri esseri umani. Basta con questa leggenda metropolitana che non si sa che fine facciamo". Lina Zhan ha trent'anni, una laurea in Scienze Politiche (indirizzo Relazioni Internazionali) e il primo figlio in arrivo.

"Solitamente ci sposiamo presto, tra i venti e i venticinque anni. Secondo i nostri canoni io sono decisamente in ritardo", dice con tono scherzoso. "Il primo ad arrivare a Cagliari è stato mio padre, nel 1993 lo abbiamo raggiunto mia madre e io", racconta. "Hanno iniziato con un negozietto di borse alla Marina, ora gestiscono un ingrosso. Ho provato a lanciarmi anch'io nell'imprenditoria ma non è andata bene. Ora faccio la commessa ma non demordo. Riproverò l'anno prossimo", dice con evidente ottimismo.

L'AVVOCATO - Antonello Obinu è un punto di riferimento per la comunità cinese. "Negli ultimi vent'anni ho assistito tantissimi cinesi, da tutta la Sardegna", dice con orgoglio.

"Si rivolgono a me soprattutto per beghe di carattere civilistico, raramente si sconfina nel penale", precisa. "Da ciò che ho potuto constatare sono persone serissime, pagano le tasse (cosa che non fanno gli italiani), sono ligi al dovere e grandi lavoratori".

IL RAPPRESENTANTE - "Per me è un orgoglio poter rappresentare la comunità cinese in Sardegna", commenta Chen. "Una comunità riservata per natura e pacifica che convive in modo armonico con le altre comunità. A Cagliari molti di noi hanno costruito la seconda casa, per le nuove generazioni questa è la prima".
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