Uno spazio geografico molto piccolo, con differenze di reddito enormi tra una sponda e l'altra del Mediterraneo, con tutto ciò che ne consegue sul fronte dei flussi migratori.

Un'area vibrante con al centro la Sardegna. Il programma europeo di cooperazione transfrontaliera mediterranea (Eni Cbc Med 2014-2020), di cui la Regione è Autorità di Gestione, finanzia progetti dentro quest'area, e la sfida chiave non può che essere quella dell'inclusione sociale e della lotta alla povertà.

Poi vengono le altre: sviluppo delle piccole e medie imprese, innovazione e ricerca, protezione dell'ambiente e contrasto ai cambiamenti climatici. Temi che devono essere di comune interesse per i soggetti che aderiscono.

IL PIANO - In totale l'Eni Cbc Med mette a disposizione 209 milioni di euro (204 nell'edizione 2007-2013 sempre coordinata dalla Regione Sardegna).

A questi va aggiunto il co-finanziamento nazionale del 10% sui singoli progetti. Ieri il governatore e la direttrice dell'Autorità di Gestione, Anna Catte, hanno presentato il primo di tre bandi in programma (gli altri due saranno lanciati nel 2018 e nel 2019) con una dotazione da 84,6 milioni, al quale potranno partecipare soggetti pubblici e privati: pubbliche amministrazioni di ogni livello, università, associazioni del no-profit, imprese.

Ogni progetto deve avere una dimensione finanziaria che può variare da uno a tre milioni (contributo Ue) e deve essere presentato in partenariato da almeno tre Paesi diversi (almeno uno di area Ue).

ISOLA BARICENTRICA - I territori coinvolti nel Programma tra le due sponde del Mediterraneo sono 95, tredici i Paesi: Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Giordania, Libano, Malta, Palestina, Portogallo, Spagna, Tunisia.

"La nostra Isola si trova al centro di questa zona che presenta disparità di reddito tra le più alte al mondo, anche più di quelle che caratterizzano l'area Stati Uniti-Messico - ha spiegato il presidente della Regione - e Eni Cbc Med è un esempio chiarissimo di come si può intervenire direttamente sulle cause all'origine dei flussi migratori".

In che modo? "Qualcuno dice aiutiamoli a casa loro , noi diciamo aiutiamoci a crescere insieme . Con questo programma non cambieremo il mondo, ma di certo dimostriamo che qualcosa possiamo cambiarla, e in meglio, facendo vincere le opportunità sui problemi".

Non poteva mancare un passaggio sulla rotta Algeria-Sulcis e sul problema degli sbarchi diretti: "Abbiamo ottenuto il pressing da parte del nostro Governo per chiudere quel canale - ha aggiunto - ma siamo da tempo impegnati per coinvolgere le autorità algerine nei progetti e costruire una piattaforma di collaborazione con loro".
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