Manuel ha poco più di trent'anni e una voglia matta di ricominciare. Di assaporare libertà insieme ai suoi sei compagni di avventura, uniti da un passato con qualche errore, cementati da una sete di rivalsa. Tutti a Orgosolo, di buon mattino, in arrivo da Badu 'e Carros. C'è un paese da abbellire, con passione, fino al nove settembre. "Umanità, prima di tutto. Le pene devono rieducare", dice commossa Luisa Pesante, direttrice del carcere nuorese.

IL PROGETTO - "A lavoro per Orgosolo" parte da qui, da un articolo 27 della Costituzione che illumina la via. "Il reinserimento lavorativo è il primo aspetto che caratterizza questo percorso - spiega Massimo Piano, dell'associazione cagliaritana Caravella -. Sette persone si occuperanno di decoro urbano e verde pubblico. L'entusiasmo è contagioso. Siamo contenti dell'opportunità che ci ha dato il comune di Orgosolo".

"Viva la libertà", ripetono i detenuti-lavoratori mentre levano erbacce o assemblano un muro con la pietra locale.

Il giardino della chiesa di San Pietro brilla di una nuova luce, grazie a volontari speciali. Rastrello in mano, pala: maglia verde d'ordinanza, con tanto di scritta che dispensa buoni propositi. "Un progetto pilota - racconta con orgoglio il sindaco di Orgosolo, Dionigi Deledda -. Abbiamo accolto volentieri i detenuti. Tutti nella vita possono sbagliare, a tutti però deve essere data una seconda opportunità"

I PROTAGONISTI - Bruno è calabrese, sulla sessantina. La Sardegna è la sua terra d'adozione: qui pensa di mettere su famiglia, un domani. Sandro mostra una manualità da fare invidia, mentre realizza un angolo per i fiori, con la sigaretta sulle labbra. "I detenuti incontrano la comunità esterna, dialogano, si confrontano", dice Luisa Pesante. "Escono dal penitenziario la mattina, fanno rientro la sera, in regime di articolo 21. Anche in altre città italiane i risultati sono stati positivi".
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