Se non di solitudine, come i 100 del memorabile romanzo di Garcia Marquez, quelli di Maria Arixi, un secolo di vita festeggiato qualche giorno fa, sono stati anni di attesa. "Ho vissuto aspettandolo, nella speranza che tornasse", rivela ripensando al suo primo e unico amore che la guerra le ha rubato.

Gli è stata fedele, come in un giuramento che ancora oggi segna i suoi 100 anni di vita. "Ho sempre avuto la speranza che potesse ritornare da un giorno all'altro". E il ricordo del suo promesso sposo (animato da una vecchia fotografia) è così vivo che apre la storia, singolare ed emozionante, di Maria Arixi, serramannese doc, consacrata a un amore che, parole sue, "era nato quando, io e Vittorio, così si chiamava il mio fidanzato, avevamo appena 17 anni. Ma non è mai sbocciato".

IL RICORDO - "Io lo vedo, ancora oggi", dice tzia Maria riferendosi al suo amato, Vittorio Casti, soldato partito in guerra e mai tornato. Morto? Sopravvissuto? Maria Arixi non si è mai posta la domanda. "Non mi è mai interessato tanto questo: al padre diedero la notizia, ma io ho conservato sempre la speranza. Non ho vissuto male: non so come spiegarlo", continua la centenaria di Serramanna. Quello che non spiega con le parole, tzia Maria riesce a rivelarlo bene con gli occhi che diventano lucidi al ricordo di quel ragazzo, serramannese, che nella lunga corrispondenza gli scriveva come "le bombe e il funesto crepitio delle armi si sentono solo da lontano". "Come da Serramanna a Cagliari: così mi scriveva Vittorio nelle lettere e mi rassicurava", dice oggi tzia Maria che in un giorno di dicembre del 1942 vide interrompersi il lungo epistolario iniziato all'indomani della partenza del fante serramannese per la guerra.

LA STORIA - Vittorio Casti, nato il giorno di San Giuseppe del 1917, indossa la divisa l'8 maggio del 1938. Un anno prima lui e Maria Arixi si erano innamorati. "Avevamo solo 17 anni, io e lui, e ci parlavamo un giorno alla settimana, la domenica", racconta tzia Maria dipingendo una relazione segnata, in quegli anni, da formalismi e riservatezza. "Ma noi eravamo liberi di andare dove volevamo", dice ancora Maria Arixi. Sino al giorno dell'ultimo saluto, "sullo scalino del treno, alla stazione di Serramanna, a maggio del 1938". Il giorno dell'addio. "Ci siamo scritti per quattro anni, poi dal 17 dicembre 1942 lui ha smesso di rispondere alle mie lettere", conferma tzia Maria, fedele per sempre al suo Vittorio. Mai pensato di rifarsi una vita? Maria Arixi risponde prontamente: "Avevo paura: come avrei potuto unirmi a un altro ragazzo? Sapevo che se Vittorio fosse tornato avrei scelto lui", giura senza tentennamenti.

UN SECOLO DI IMMAGINI - "Non ho rimpianti, sono vissuta bene nel ricordo", ripete tzia Maria, che nel giorno del suo centesimo compleanno ha ricevuto in regalo la messa celebrata da don Giuseppe Pes, nella casa della nipote Anna, dove vive. E dove ha distribuito i centrini da lei creati con l'uncinetto. "Sono le bomboniere della festa", fatte con le sue mani, grazie a una vista invidiabile per la sua età. La pazienza è una delle sue virtù, unita a un cuore che dal 1934 ha iniziato a battere per un amore che non è mai svanito. Oltre la morte.

Ignazio Pillosu

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