Una serie di mancate prescrizioni e violazioni dei regolamenti, oltre a indicazioni "del tutto inidonee" e all'assenza di vigilanza sul "rispetto delle modalità di esercizio" da parte "del personale".

Ci sarebbe tutto questo dietro lo schianto che, il 19 gennaio 2016, ha coinvolto due treni dell'Arst tra le stazioni Caracalla e Vesalio a ridosso dalla città mercato di Pirri: 85 i passeggeri feriti sui 150 a bordo, tre dei quali avevano subito traumi gravi. È quanto contenuto nell'atto di conclusione delle indagini notificato dal pm Guido Pani alle sette persone sotto accusa per disastro ferroviario e lesioni colpose: Fabrizio Vilia e Mauro Angioni (i conducenti), Roberto Randaccio (addetto ai controlli in quel tratto), Carlo Onano (direttore di esercizio metrotramvie Cagliari-Sassari), Franco Lai (direttore di esercizio ferroviario Cagliari), i dirigenti Walter Arru e Roberto Romoli.

BINARIO UNICO - Lo scontro frontale era avvenuto intorno alle 8. Il binario era unico, le carrozze vi passavano sopra alternandosi. La polizia municipale aveva acquisito i video delle telecamere di bordo e di quelle lungo il percorso tra le due stazioni per ricostruire l'accaduto. In quella tratta già il giorno precedente stava per accadere la stessa cosa.

Quindi: si era trattato di un errore umano o non aveva funzionato il sistema provvisorio che regolava il passaggio delle carrozze? Ora il documento consegnato agli indagati e ai loro avvocati difensori (Raffaelangelo Demuro, Guido Manca Bitti, Nicola Floris, Marisa Carrus, Salvatore Casula, Massimo Ledda, Giovanni Battista Gallus e Patrizia Orrù) indica le presunte violazioni di legge commesse in quella occasione e suddivide le responsabilità.

L'ACCUSA - Le maggiori contestazioni sono a carico di Onano e Lai. Il pm spiega che "dal 5 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016 il servizio era stato interrotto per i lavori del Comune sulle condotte fognarie nei pressi della fermata Caracalla": i due dirigenti il 7 gennaio avevano ordinato "la regolare riapertura dei servizi tranviari di tutte le linee" a partire dall'11, prevedendo "solo" la "chiusura della fermata Caracalla" e "l'obbligo dell'incrocio fisso alla fermata Vesalio e al raddoppio di Monserrato sud". Ma la linea era "gravemente degradata" perché, pur "agibile", ancora "non erano stati ultimati i lavori per il ripristino dei cavi del sistema di segnalamento".

Inoltre i due non avrebbero adottato "le necessarie cautele" per evitare avvenimenti del genere, posto che i tram passavano su un binario unico: "Non fornivano istruzioni adeguate per la sicurezza del servizio e la tutela e sicurezza dei lavoratori agli operatori del Posto centrale di controllo e agli autisti", scrive il magistrato inquirente, "in particolare richiamandoli al rispetto delle disposizioni del regolamento di esercizio che, col segnalamento non funzionante equivalente all'obbligo di non procedere, prevedono di attendere prima di occupare il binario unico".

Un via libera che deve arrivare dal Controllo centrale "col radiotelefono, però da sempre non funzionante, o col cellulare in uso agli autisti seguito da specifica annotazione scritta".

Inoltre avrebbero fornito ai dipendenti "indicazioni in senso contrario e comunque del tutto inidonee": nelle "cedole di servizio" si parla del "segnalamento spento sulla tratta Vesalio-Monserrato sud" con "obbligo di incrocio fisso alla fermata Vesalio e al raddoppio di Monserrato sud, salvo differenti disposizioni". E "non vigilavano sul rispetto della modalità di esercizio con linea degradata".

GLI ALTRI - Arru e Romoli non avrebbero sovrainteso e vigilato "sulla doverosa osservanza del regolamento di esercizio"; Randaccio non avrebbe rilevato "il mancato rispetto" di questo regolamento e non avrebbe "comunicato ai conducenti dei due tram lo stato di non transitabilità della tratta a binario unico, di cui aveva visione grazie a un sistema informatizzato"; Vilia e Angioni pur "in presenza di lanterne non funzionanti" avrebbero "impegnato il tratto a binario unico Vesalio-Monserrato sud, comprendente anche le fermate intermedie Centro commerciale e Caracalla, senza chiedere e ricevere disposizioni dal Pcc"; Angioni non avrebbe reagito "tempestivamente all'avvistamento del tram che marciava in direzione opposta e pertanto azionava il freno con ritardo".

LA DIFESA - Gli avvocati studiano la strategia, ma si dicono convinti di poter dimostrare l'infondatezza delle accuse.

Andrea Manunza

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