A petto nudo in strada e tra le corsie dei supermercati, in costume da bagno nel mezzo delle chiese o col suv parcheggiato a pochi metri dalla riva del mare.

È l'evoluzione dei turisti di terza classe, dal Titanic di De Gregori al duomo di Cagliari: "Il rispetto è calato: tanti si comportano come se fossero in un posto qualsiasi, al massimo in un museo. Non si rendono conto di essere in un luogo sacro", racconta don Alberto Pala, parroco della cattedrale in Castello.

All'ingresso della chiesa i cartelli cercano di richiamare all'ordine le persone che arrivano ad ammirare i leoni di marmo e la Sacra spina: pantaloni, gonne corte e abiti scollati dovrebbero essere evitati.

Ma non tutti rispettano l'invito. Così da qualche anno la parrocchia di Santa Cecilia ha organizzato un sistema d'accoglienza: "Abbiamo voluto distribuire scialli e parei", dice don Pala, "in modo che i visitatori si possano coprire".

Idea azzeccata, tanto che ora i coprispalle vanno a ruba e in cattedrale, visto il via vai di turisti, sarebbero necessari rinforzi: "Cerchiamo volontari per l'accoglienza, ormai non ne possiamo fare a meno".

Nei paesi di mare, dalla costa di Villasimius a quella di Santa Margherita, il problema è un altro: "D'estate dobbiamo fare i conti con le persone che abbandonano i rifiuti dappertutto. In spiaggia, per strada, nelle campagne", elenca Carla Medau, sindaco di Pula.

Questo significa un aumento dei conti del servizio di nettezza urbana. Non è l'unico effetto collaterale del turismo di massa. Un altro capitolo corposo è quello del parcheggio selvaggio: "Lasciano le auto negli stalli riservati ai disabili o ai taxi. E noi non abbiamo ancora un servizio di rimozione forzata".
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