Giulio Regeni è stato rapito, torturato e ucciso da funzionari della sicurezza egiziana.

Non è un'ipotesi, è una certezza che i servizi segreti Usa hanno acquisito nelle settimane immediatamente successive al ritrovamento del corpo martoriato del giovane ricercatore friulano.

"Prove incontrovertibili della responsabilità ufficiale egiziana", che "non lasciano spazio a dubbi", e che sono state passate dalla Casa Bianca al governo guidato da Matteo Renzi.

La rivelazione, esplosiva, è del New York Times, e arriva proprio mentre in Italia monta la polemica sul ritorno dell'ambasciatore al Cairo.

Un articolo di Declan Wlash, che segue dall'inizio la storia di Regeni, ripercorre tutta la vicenda del ricercatore e cita come fonti per il suo scoop tre ex funzionari dell'amministrazione Obama.

Gli americani per tutelare le proprie fonti non condivisero per intero le informazioni, né dissero quale agenzia di sicurezza ritenevano responsabile dell'omicidio: "Non era chiaro chi avesse dato l'ordine di rapirlo e ucciderlo, ma quello che sapevamo per certo lo abbiamo detto agli italiani, cioè che la leadership egiziana era pienamente consapevole di quello che era successo: non so se fossero direttamente responsabili le alte sfere del governo, ma sicuramente sapevano", ha rivelato il funzionario Usa al Nyt.

Qualcuno "di alto grado" del governo egiziano potrebbe aver ordinato l'uccisione di Regeni "per mandare un messaggio ad altri stranieri e ai governi stranieri, quello di smettere di giocare con la sicurezza dell'Egitto".

GLI SCREZI INTERNI - Un altro retroscena svelato dal giornale newyorkese parla delle dispute tutte interne allo Stato italiano. "Secondo un funzionario della Farnesina i diplomatici erano convinti che l'Eni si fosse unita ai servizi segreti italiani per arrivare a una rapida e indolore soluzione del caso", scrive il Nyt. Cosa che diventò fonte di tensioni nel governo, tanto che il ministero degli Esteri e i funzionari dell'intelligence non condividevano più le informazioni in loro possesso. "Eravamo in guerra, e non solo con gli egiziani", ha raccontato un funzionario italiano. La frattura era tra chi voleva ottenere la verità e chi invece aveva altre priorità: "I servizi di intelligence italiani avevano bisogno dell'aiuto dell'Egitto per contrastare lo Stato Islamico, gestire il conflitto in Libia e monitorare il flusso di migranti nel Mediterraneo".

(Redazione Online/L)

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