"Diceva spesso che stava male in quella casa; che lui, il genero, non la poteva vedere". Maria Ghironi, 63 anni, lascia a passi veloci la via Pedras per andare alla fermata del pullman che la porterà a Lanusei.

Sta andando a piangere il corpo senza vita di Anna Melis. Ha la voce spezzata dal dolore per l'amica uccisa, con lei faceva lunghe passeggiate. Parla mentre i suoi occhi diventano lucidi, carichi di lacrime: "Da un anno e mezzo ci vedevamo quasi ogni giorno".

La donna ha saputo presto dell'omicidio: distrutta dal dolore, racconta di quel rapporto difficile con il genero. Fino ad arrivare alle coltellate mortali. "Non riesco a parlare, Anna mi aveva confidato che in quella casa si trovava male, ma sa come vanno queste cose, ascoltiamo e poi non si può fare niente".

IL PESO DEGLI EVENTI - Santa Maria Navarrese, borgata marina di Baunei, è un paese affollato di turisti. La vita, a ventiquattro ore dall'omicidio, scorre come ogni agosto nel pienone degli alberghi e dei negozi, ma sono gli abitanti della frazione a portare il peso degli ultimi eventi.

I più anziani seduti sui muretti o sulle panchine vicine alla spiaggia osservano i forestieri e commentano la tragedia. In questa stessa via lunedì mattina Antonio Fanni era passato e aveva dato il buongiorno ai suoi compaesani: "L'ho visto io", dice Giovanni Canu, 70 anni, "è passato proprio qui, sembrava tranquillo, ci ha salutati tutti. E poi dopo poche ore ho saputo quello che ha fatto, non potevo crederci".

Dalla via principale che costeggia la spiaggia, s'imbocca via Monte Oro per poi arrampicarsi sulla collina in via S'Olidone Longu, località "Ulbai", considerata la periferia perché costeggia la campagna: una serie di case con piccoli giardini e orti curati. In tanti andavano su per la collina, a casa di Antonio Fanni, a chiedergli aiuto. Perché il meccanico originario di Tortolì, nonostante le difficoltà al cuore, cui ora si era aggiunto l'Alzheimer, era comunque rimasto un riferimento, anche quando aveva abbassato la saracinesca della sua officina. Preciso, puntiglioso, sapeva aggiustare tutto. "Un'incone e pani ", dicono alcuni. "Non l'aspettavamo proprio da lui una cosa così", afferma Gianni Secci, 69 anni, "era una brava persona".

LO STUPORE - Sembrava impossibile che il nome di Antonio Fanni potesse entrare nel rosario del dolore dei delitti che insanguinano l'Ogliastra. L'omicidio di lunedì invece fa ripensare ai suoi atteggiamenti e modi. Lui però non aveva mai dato segnali di tale violenza.

Il raptus è l'unica spiegazione plausibile per chi non trova altre parole per descrivere quanto accaduto: "Non possiamo giudicare quello che è successo ma non ce lo aspettavamo proprio da lui", dichiara Battista Barranu, 67 anni, seduto anche lui nella via Lungomare, "non si può spiegare una violenza così".

L'AGGRESSIONE - Il fendente di Antonio Fanni, l'unico alla gola della suocera, è stato fatale. Maria Melis, moglie di Antonio, è scampata alla furia del marito rinchiudendosi in una stanza. Da lì è riuscita a chiedere aiuto. Non potrà dimenticare di avere assistito in diretta alla morte della madre per mano dell'uomo che ha sposato, in una famiglia dove si sono frantumati anche i fragili equilibri che un tempo regolavano i ritmi quotidiani. Anna Melis non ha avuto scampo, è morta subito dopo. Gli abitanti di Santa Maria Navarrese non vogliono giudicare i protagonisti di questa vicenda. Antonio Fanni è piantonato in ospedale. La moglie, ferita dalla coltellata che lui le ha inferto, se la caverà in quindici giorni.

"Ne sentiamo ogni giorno di cose del genere", aggiunge un passante, "ma non possiamo giudicare".
© Riproduzione riservata