Gli strumenti usati per cercare sopravvissuti e vittime della tragedia di Rigopiano, nel cratere dove a gennaio l'albergo è stato inghiottito sotto una valanga di neve, sono partiti dal Parco scientifico e tecnologico di Pula. Più precisamente sono stati inviati dal Joint Innovation Center , un luogo, non necessariamente fisico, guidato da Lidia Leoni - informatica specializzata in Reti e sistemi di calcolo ad alte prestazioni - dove ricercatori e tecnici sardi, europei e cinesi, stanno portando avanti un progetto per sviluppare sistemi di comunicazione, di sicurezza, di gestione di infinite quantità di dati.

Qui nascerà un'infrastruttura capace, ad esempio, di combattere il terrorismo, controllare gli stadi, fare riconoscimenti facciali e comportamentali tra le folle, rendere "intelligenti" e protette le città, contrastare gli incendi. E un accordo con il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è già stato firmato.

LA SFIDA - L'apertura, a dicembre scorso, di questo laboratorio innovativo, una partnership tra la Regione, il Crs4 e la multinazionale Huawei, ha riacceso le speranze sulla sopravvivenza e (forse) il rilancio della "Silicon Valley" sarda.

A una quarantina di chilometri da Cagliari, raggiungibile solo su una strada vergognosa in un'oretta di tragitto in auto, il Parco scientifico e tecnologico - la sede principale - è formato da diversi edifici disseminati in un'area di 160 ettari nella foresta di Pixinamanna. Inaugurato in pompa magna dalla politica nei primi anni Duemila, benedetto dai premi Nobel Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia (che aveva fondato nel '90 il Crs4, il Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori che si è insediato fin dal principio negli spazi progettati dagli archistar dello studio Gregotti Associati), Polaris era il cuore pulsante dell'hi-tech e la scommessa di una terra che investiva su un'industria pulita e immateriale per superare i gap dell'insularità.

"Il ponte tra la Sardegna e il mondo", si diceva, "la nostra Harvard". Sembrava proprio che molti miracoli della new economy si potessero realizzare qui. Per un po' ha avuto fama e successo, ha ospitato molte società e battezzato start up avveniristiche, poi i sogni si sono infranti su una strada mai terminata che lo ha di fatto isolato in un bosco con cervi e cinghiali e su una crisi devastante in molti settori - a cominciare dalla biomedicina - che lo ha avviato alla desertificazione.

LA CRISI - "Siamo stati il primo Parco in Italia per numero di imprese, oggi è rimasto poco, ci sono molti spazi vuoti", sottolinea il direttore generale di Sardegna Ricerche, Giorgio Pisanu. "Un po' per la posizione, scomoda, ma anche perché la tendenza dei Parchi tecnologici a livello internazionale è quella di ritornare nelle città. Insomma, abbiamo enormi potenzialità e enormi limiti, si tenta di attrarre risorse e si studiano altre possibilità, ad esempio fare, in collaborazione con le Università, un campus per l'alta formazione".

Oggi nel Parco, oltre al Joint Innovation Center , ci sono il Centro per il supercalcolo, la Computer Room, con macchine che fanno girare informazioni e dati di genomica, meteorologia, ambiente, fluidodinamica, e molto altro, laboratori e piccole imprese, il FabLab, la fabbrica digitale creata nel 2014 su un modello del Mit di Boston, che ha formato e finanziato tanti giovani artigiani tecnologici e mette a disposizione di chi vuole realizzare un'idea stampanti 3D, macchine per il taglio laser, fresatrici, scanner, prototipatori rapidi. Al Crs4 (la presidente attuale è Annalisa Bonfiglio, ordinaria di Bioingegneria elettronica) lavorano circa 150 persone.

IL FUTURO - La Giunta ha da poco affidato a Sardegna Ricerche la gestione dell'Ex Manifattura Tabacchi, dopo la fine della ristrutturazione dei locali (non interamente) di viale Regina Margherita. Ci sono state polemiche, perché in origine qui ci sarebbe dovuta essere "la fabbrica della creatività", dedicata al teatro, alla musica, alla letteratura, al cinema.

"La diatriba tra spettacolo e tecnologia sta rientrando", spiega la funzionaria responsabile, Sandra Ennas, "l'orientamento è quello di mettere assieme cultura e digitale, aprire alla tecnologia applicata ai processi produttivi e artistici. La metà degli spazi resterà libera, per fare convegni e manifestazioni, come già sta accadendo, il resto sarà oggetto di un bando che pubblicheremo entro l'anno: concessioni d'uso per sei anni più sei, a tariffe politiche, e la scelta sarà fatta sulla base della valutazione dei progetti".

L'assessore alla Programmazione Raffaele Paci avverte: "Nessun ufficio del Parco si trasferirà alla Manifattura. A Pula, dove abbiamo lavorato da subito per il rilancio, qualche risultato lo stiamo vedendo, aziende importanti si sono insediate, altre sono interessate. So bene che non è facile, e ci auguriamo che la "195" sia finalmente conclusa. Dobbiamo insistere. Una cosa è certa: il Parco non chiuderà".

Cristina Cossu

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