Violentata quando si trovava in Libia, non voleva assolutamente avere quel figlio che non sentiva suo.

Per questo, secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, una ventenne nigeriana ospite in un centro di accoglienza per migranti a Pirri si sarebbe procurata un aborto ingerendo dei farmaci.

Ieri, attorno alle 20, i responsabili della struttura hanno avvisato il 118 dopo aver trovato la giovane in gravi condizioni per un'emorragia.

I soccorritori e gli agenti della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Basile, hanno poi ritrovato il feto, morto (una femminuccia di circa sei mesi), all'interno di un sacchetto di plastica, sotto il letto.

Sono stati ascoltati gli altri ospiti della piccola struttura che accoglie sette migranti. La nigeriana è ricoverata al Santissima Trinità per gli accertamenti medici: non sarebbe in gravi condizioni.

Il pm Alessandro Pili ha disposto l'autopsia sul corpicino per chiarire se il feto sia nato morto o se la morte sia sopravvenuta dopo l'espulsione; l'esame eseguito dal medico legale Roberto Demontis ha evidenziato che non ci sono segni di violenza e il feto era già morto prima di venire alla luce.

Sono stati disposti ulteriori accertamenti: l'esito degli esami istologici e tossicologici serviranno a stabilire con precisione le cause della morte.

Resta da accertare se abbia fatto tutto da sola o sia stata aiutata da qualcuno.

La struttura in cui è stato trovato il feto
La struttura in cui è stato trovato il feto
La struttura in cui è stato trovato il feto
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