"Il governo tedesco non può garantire la sicurezza dei suoi cittadini e delle sue imprese in Turchia, Paese con il quale stiamo rivedendo le nostre relazioni". Così il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, ha reagito all'incarcerazione, da parte delle autorità di Ankara, di sei attivisti di Amnesty International, tra i quali c'è anche un cittadino tedesco.

"Berlino - ha aggiunto il ministro - non potrà più garantire investimenti delle imprese tedesche in Turchia".

La Germania ha rivisto dunque i suoi consigli di viaggio: "I tedeschi che vogliono recarsi in Turchia rischiano di essere arrestati".

"Bisogna essere più chiari - ha rincarato Gabriel - in modo che coloro che sono responsabili ad Ankara comprendano che tali politiche non sono senza conseguenze".

Provvedimenti che hanno acuito la tensione tra i due Paesi, scatenando la reazione turca.

"Dichiarazioni inaccettabili, inviare un messaggio in cui si afferma che non è sicuro recarsi in Turchia rivela una grande mancanza di responsabilità politica", ha tuonato Ibrahim Kalin, portavoce del presidente Recep Tayyip Erdogan.

La Merkel, dal canto suo, parla di misure "necessarie e indispensabili, alla luce di quel che è successo".

(Redazione Online/L)

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