Ancora un no alla scarcerazione del boss di Cosa Nostra Totò Riina.

Il capo dei capi resta detenuto al 41 bis nel reparto dell'ospedale di Parma destinato ai carcerati.

Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Bologna che ha rigettato la richiesta di differimento pena avanzata dai legali del corleonese.

Una lunga vicenda giudiziaria, su cui ora deve nuovamente esprimersi la Cassazione.

Il tribunale di sorveglianza aveva già respinto la richiesta dei legali di Riina, che invocavano il differimento della pena o, in alternativa, i domiciliari.

Tuttavia la Cassazione, un mese e mezzo fa, con una sentenza che ha fatto molto discutere, ha accolto il ricorso degli avvocati del boss sostenendo che anche Riina "ha diritto a morire con dignità" e che la decisione del tribunale di sorveglianza era carente nelle motivazioni.

La palla è tornata dunque ai giudici bolognesi, che oggi hanno nuovamente negato al capo dei capi la scarcerazione.

Riina "non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori di quelle che riceve", scrivono i magistrati nell'ordinanza, affermando che è "palese l'assoluta tutela del diritto alla salute fisica e psichica del detenuto".

Inoltre, rimarcano i magistrati, il boss è "ancora in grado di intervenire nelle logiche di Cosa Nostra" e "va dunque ritenuta l'attualità della sua pericolosità sociale".

L'INTERCETTAZIONE IN CARCERE - "Io non mi pento, non mi piegheranno: non voglio chiedere niente a nessuno, mi posso fare anche 3000 anni di carcere". Così il capo dei capi si rivolgeva alla moglie Antonietta Bagarella, in un colloquio video-registrato dello scorso 27 febbraio.

Le parole di Riina sono finite nell'ordinanza con cui il tribunale di sorveglianza ha rigettato la richiesta di differimento pena. Per i giudici, infatti, è degna di nota l'affermazione in cui il boss corleonese asserisce che "non si pentirà mai". "Altrettanto significativo", secondo i magistrati, un passaggio durante il quale i coniugi "affermano che i collaboratori di giustizia (Brusca e Bagarella, ndr) vengono pagati per affermare il falso".

(Redazione Online/L)

© Riproduzione riservata