Matteo Boe è tornato in libertà.

A 60 anni ancora da compiere, ha varcato il cancello del carcere di Opera indossando un basco nero e una maglietta bianca.

Sono passati 25 anni dal 13 ottobre 1992, giorno in cui è stato arrestato dalla gendarmerie francese a Porto Vecchio, in Corsica.

Noto esponente del banditismo sardo, il più noto assieme a Graziano Mesina, è salito alla ribalta delle cronache nazionali per il rapimento, tra gli altri, del piccolo Farouk Kassam, cui venne mozzato un orecchio per rafforzare la richiesta di riscatto chiesto alla famiglia anche con l'intermediazione del "collega" conterraneo, che nell'anonima sequestri contava qualcosa.

Boe è stato anche l'unico detenuto ad essere evaso dal supercarcere dell'Asinara, carcere di massima sicurezza dove venivano rinchiusi i mafiosi al 41bis. Lui è riuscito a organizzare la sua fuga a bordo di un gommone, pronto ad aspettarlo sotto il dirupo, secondo alcune romantiche versioni al chiaro di luna con la complicità di una donna, e ha preso il largo senza che nessuno abbia potuto fermarlo.

Era il 1° settembre 1986. Boe stava scontando 16 anni per il sequestro della studentessa Sara Niccoli, rapita tre anni prima. E da latitante ha messo a segno i sequestri di Giulio De Angelis, rapito in Costa Azzurra e liberato dopo il pagamento di un riscatto da 3 miliardi, e quello - appunto - di Farouk, prelevato dalla sua casa a Porto Cervo e liberato dopo 6 mesi anche con l'intermediazione di Mesina.

Boe ha sempre negato di aver commesso questi reati, ma proprio il piccolo Kassam lo ha riconosciuto e smentito.

In 25 anni da recluso, tra una casa circondariale e l'altra nella penisola, ha potuto coltivare le sue passioni. Dalle letture di Kafka a Dostoevskij e Nietzsche. Si è dedicato anche all'arte: un suo disegno, presentato alla mostra dell'Arte filatelica a Milano, ha ricevuto l'annullo ufficiale da Poste Italiane.

Il francobollo disegnato da Matteo Boe
Il francobollo disegnato da Matteo Boe
Il francobollo disegnato da Matteo Boe

L'uomo, più che il bandito, ha dovuto affrontare un grande dolore, nella solitudine della sua cella; un dolore che neppure un delinquente dovrebbe mai provare: la morte della propria figlia. Luisa, 14 anni, è stata uccisa da un cecchino sul balcone di casa a Lula. Delitto rimasto impunito a tutt'oggi. Che rimarrà scolpito nel cuore di Matteo Boe anche se il tempo avrà affievolito le sue inquietudini e i moti di ribellione che lo hanno animato da giovane.

Ora che è uscito dal carcere di Opera, lascerà spazio al raffinato intellettuale, agnostico e indipendentista che traduce i libri di Michail Bakunin, per archiviare per sempre l'efferato criminale accusato di aver mozzato l'orecchio a un bambino di 7 anni?

E dove andrà a vivere? A Bologna, dove vive la sua ex compagna Laura Manfredi, con lui anche quel giorno dell'ottobre del '92 in cui fu arrestato in Corsica? O a Lula, suo paese natale?

Tante strade da imboccare. Da uomo libero.

(Redazione Online/L)
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