Gli albergatori non solo erano in buona fede, ma da quella norma-pasticcio, che aveva concesso finanziamenti in violazione delle regole europee, sono stati pure danneggiati. E hanno diritto a un risarcimento. Le imprese che in questi anni si sono trovate a dover restituire alla Regione i soldi presi grazie alle Legge 9 del 1998 ora avranno uno sconto sulle cartelle di Equitalia o addirittura dovranno - nel caso il debito sia già stato estinto - riavere una parte di quel denaro.

A dirlo è la Corte d'Appello di Cagliari, che con 15 sentenze depositate pochi giorni fa ha ribaltato, almeno in parte, le decisioni precedenti su una delle vicende burocratiche e giudiziarie più intricate della storia dell'autonomia regionale.

LA BATTAGLIA - Per capire bene, è necessario fare un passo indietro. Nel 2015 gli uffici di Viale Trento hanno iniziato a chiedere la restituzione dei contributi pagati nei primi anni Duemila per l'ampliamento e l'ammodernamento di 28 strutture alberghiere dell'Isola.

La Legge 9 prevedeva aiuti che oscillavano tra il 30 e il 40 per cento degli investimenti rendicontati dagli imprenditori. Peccato che qualche anno dopo la Commissione europea sancì l'illegittimità di quel sistema di sostegno alle aziende: i soldi potevano essere erogati solo per lavori successivi alla presentazione delle domande, ma all'epoca la Regione si dimenticò di aggiungere questa clausola nel bando e in tanti inserirono nelle liste anche opere precedenti.

LE RIGHE MANCANTI - Gli imprenditori - ed è questo uno degli aspetti più importanti della sentenza - non potevano conoscere le raccomandazioni dell'Europa: "La Regione, anziché trasmettere alle aziende il testo integrale della decisione comunitaria, aveva inviato un semplice fax nel quale mancavano alcune righe: proprio quelle in cui venivano specificare le condizioni imposte da Bruxelles", racconta l'avvocato Giovanni Dore, che insieme ai colleghi Fabio Ciulli e Alessio Vinci ha difeso i 15 albergatori rimasti incastrati nelle maglie di questa burocrazia distorta. Le aziende coinvolte, però, inizialmente erano 28 e dovevano restituire 35 milioni di euro: qualche albergo nel frattempo è fallito, qualche altro imprenditore non ha fatto in tempo a vedere la sentenza d'appello, altri hanno scelto di fermarsi agli inizi della battaglia legale.

LO SCONTO - Le aziende avranno diritto a un risarcimento complessivo di quasi 3,8 milioni di euro: la Regione, con la propria condotta, aveva determinato un "legittimo affidamento delle imprese sulla regolarità del contributo". Per questo motivo, agli hotel sarà restituito un importo pari agli interessi "contabilizzati dalla data di erogazione del contributo", che in alcuni casi arrivano a più di un terzo del totale.

"RIMANE IL DANNO" - "La Corte d'appello ha eliminato la beffa, ma rimane il danno. Molti imprenditori per ottenere quei finanziamenti, poi giudicati illegittimi, rinunciarono ad altri contributi", ricorda Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi. Il conto, dunque, potrebbe salire: "Speriamo che questo aspetto venga considerato nel terzo grado di giudizio".

Michele Ruffi

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