Erano in seicento, tra dipendenti, pazienti, consulenti e medici esterni a manifestare contro la decisione della Giunta regionale di tagliare il budget all'assistenza.

La vertenza Aias (Associazione italiana assistenza spastici), sostenuta anche dai lavoratori dell'Acris (Associazione centri di riabilitazione sardi) ha vissuto un'altra giornata di protesta, la terza nel giro di pochi mesi.

E se Aias vanta crediti per oltre 40 milioni di euro, situazione che ha creato non poche difficoltà ai mille dipendenti che hanno accumulato sette stipendi di arretrati, Acris chiede semplicemente puntualità nella liquidazione delle fatture, l'ultimo pagamento risale a gennaio.

Il problema, tuttavia, è più ampio e investe la riduzione delle spese per l'assistenza e i tempi scelti dall'esecutivo regionale.

"Non possono comunicarci a maggio - dice Salvatore Pani, direttore dell'Acris - che hanno ridotto le spese del 20 per cento rispetto all'anno precedente. Ogni azienda ha bisogno di tempo per pianificare e programmare il lavoro".

Sulla stessa linea Anna Paola Randazzo, presidente Aias: "Nel 2016 ci hanno comunicato la riduzione della spesa del 23 per cento solo a settembre, le conseguenze sono state inevitabili".

In tarda mattinata, dopo alcune ore sotto il sole e con il traffico bloccato in via Roma, l'assessore alla Sanità Luigi Arru e il direttore generale dell'Ats (Azienda tutela della salute) Fulvio Moirano hanno ricevuto una delegazione di manifestanti.

Alle richieste formulate da tempo e ribadite al tavolo ieri, i vertici della sanità sarda si sono detti disponibili a rivedere i termini della delibera di maggio (quella in cui si stabilivano i tagli) e di risolvere la questione nel giro di qualche giorno.

Il punto è che senza niente di scritto, hanno fatto sapere da Aias e Acris, sarà difficile modificare la situazione.

Alla manifestazione non hanno partecipato i sindacati. Ma Cgil, Cisl e Uil non hanno mancato di far conoscere la loro posizione con una nota piuttosto polemica: "Hanno racimolato appena cento persone (erano molte di più, ndr) gli altri lavoratori hanno preferito andare al mare".
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