Una banca dati imponente in cui è conservato il Dna geologico delle spiagge del Golfo di Cagliari che servirà per gestire al meglio una risorsa ambientale ed economica continuamente minacciata dall'erosione e dall'intervento dell'uomo.

È quanto realizzato dal progetto Neptune, finanziato dalla Regione, presentato ieri dall'Università di Cagliari.

In tre anni di lavoro, attraverso campionamenti dei fondali e l'utilizzo di boe oceanografiche, telecamere e altri sofisticati sistemi tecnologici, il team di ricercatori guidato dal professor Sandro Demuro, docente di Morfodinamica e conservazione dei litorali, ha costruito una rete di monitoraggio delle coste, delle masse d'acqua e dei fondali marini del Poetto e di Giorgino.

L'attività realizzata ha consentito di cartografare l'area costiera compresa tra Villa D'Orri e Margine Rosso e avere oggi in custodia la memoria geologica e storica dei sedimenti: i ricercatori hanno studiato, catalogato e archiviato 1200 campioni, custoditi nella Banca del sedimento.

Un progetto fondamentale nell'ottica della prevenzione dell'erosione costiera, soprattutto a Cagliari dove è ancora vivo il ricordo del disastro ambientale legato al ripascimento del Poetto.

"Se allora ci fossero stati a disposizione questi dati i risultati sarebbero stati diversi", ha spiegato Demuro.

"Questo modello deve essere esportabile in tutta la Regione - ha detto l'assessore regionale Cristiano Erriu -, temi come l'erosione costiera, i cambiamenti climatici e l'inquinamento devono essere affrontati con tutti i mezzi che la scienza e la tecnica mettono a disposizione per consentire di guardare al mare come oggetto di una evoluta blue economy. Invece purtroppo in Sardegna su 72 Comuni costieri in 32 non hanno ancora adottato il Pul".
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