Ricorre oggi il 28esimo anniversario della strage di piazza Tienanmen.

Il 4 giugno 1989 il governo cinese mandò l'esercito con tanto di carri armati nella piazza di Pechino per sedare le proteste di piazza che andavano avanti da mesi, promosse da studenti, intellettuali e lavoratori che chiedevano una svolta moderata del regime.

La repressione divenne un vero e proprio massacro. Ancora oggi non esiste un preciso bilancio, ma la Croce Rossa cinese parlò di oltre 2mila morti e altre migliaia di feriti.

Una carneficina che è vietato ricordare in Cina, dove l'episodio viene menzionato come "incidente di piazza Tienanmen", dove le autorità del regime nei giorni scorsi hanno chiuso i siti web che parlano di quei fatti e arrestato preventivamente i più noti attivisti.

A Hong Kong, invece, sono circa 125mila le persone scese in piazza per ricordare il massacro. Hanno pregato e acceso candele per commemorare le vittime.

Anche a Taiwan c'è stata una manifestazione e il presidente dell'isola, Tsai Ing-wen, ha rivolto un appello a Pechino affinché superi questo tabù e "affronti la sua storia".
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