Si sentiva braccato dopo un anno e due mesi di latitanza. Così Antonello Mesina, 24 anni di Orgosolo nipote di Graziano, si è consegnato agli investigatori della squadra mobile di Cagliari e di Nuoro: lo ha fatto dopo uno scambio di telefonate, presentandosi con una sacca nella foresta di Montes, a Orgosolo.

Il giovane, accusato di far parte della banda degli assalti ai portavalori sgominata a marzo del 2016, è stato poi accompagnato in carcere: deve rispondere di tentata rapina, sequestro di persona e detenzione di armi. "Era in buono stato di salute", hanno spiegato i comandanti della mobile di Cagliari, Marco Basile, e il collega di Nuoro, Paolo Guiso. "Ha detto che la latitanza non serve a molto, dunque ha preferito costituirsi".

L'esito ottenuto dagli investigatori è il risultato di una trattativa andata avanti per mesi e di alcune perquisizioni effettuate nell'ultimo periodo a Orgosolo, anche con la collaborazione della Finanza di Nuoro.

Mesina nel marzo del 2016 era sfuggito al blitz della polizia: il giovane era tra i ventitré destinatari del provvedimento di fermo del pm Danilo Tronci perché ritenuto uno del commando che assaltava banche e furgoni portavalori. "Una persona molto vicina a Olianas, ritenuto a capo del gruppo", hanno evidenziato Basile e Guiso.

Quando più di un anno fa gli investigatori si sono presentati a casa sua all'alba, Mesina non c'era. Il giovane, forse sospettando qualcosa, pare non mettesse più piede da alcune settimane nella casa dove sono andati a cercarlo.

Mesina, secondo le accuse, avrebbe partecipati al sequestro di persona di alcuni operai nella cava di Barbusi, a Carbonia, per portare via i mezzi pesanti per l'assalto al furgone portavalori della Vigilanza notturna, poi fallito per la presenza delle forze dell'ordine.

Il video diffuso dalla polizia su uno degli assalti:

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