Wikipedia, l'enciclopedia universale, lo presenta così: Il paradiso della biodiversità più importante della Sardegna . L'escursione sulle rive dello stagno di Cabras racconta però tutta un'altra storia. La diversità che balza subito agli occhi è quella di una gigantesca e variegata discarica.

Tra canneti, rifugi di fenicotteri, aironi che danzano e altre specie rare, si scopre uno scenario da periferia urbana degradata, più che un panorama da oasi faunistica.

Quella che avvelena le acque della laguna, famosa per i muggini pregiati e bottarga, è davvero una bomba ecologica.

ECOCENTRO CLANDESTINO - I rifiuti marciscono già su più strati. E chissà cosa si nasconde sotto i cespugli. Nelle rive di uno dei gioielli naturalisti della Sardegna, classificato sito di interesse comunitario, le buste di rifiuti ci sono sempre state ma ora la situazione si è fatta molto più preoccupante. L'odore è irrespirabile.

Le foto sono una cartolina orribile: elettrodomestici vecchi, giocattoli che galleggiano in acqua, materassi, divani, resti di edilizia, batterie di macchine, grovigli di reti e cassette di polistirolo con dentro chili e chili di pesce in putrefazione.

Non mancano, ovviamente, neanche le solite lastre di amianto frantumate che disperdono in aria e in acqua le loro polveri mortali.

I RIFIUTI - Il degrado è sotto gli occhi di tutti, ma da tempo passa inosservato. Finché sabato scorso sulle rive dello stagno non si sono presentati decine di escursionsti, attirati a Cabras dalla passeggiata ecologica promossa da Italia Nostra, Wwf e Lipu.

L'obiettivo della giornata era anche quello di sensibilizzare la comunità sul tema dell'abbandono dei rifiuti e verso un adeguato utilizzo dei beni comuni. La realtà, in questo caso, ha superato la fantasia.

E di fronte a questa gigantesca discarica i visitatori sono rimasti senza parole. Chi grida allo scandalo ora è Gabriele Pinna , presidente della sezione oristanese della Lipu (Lega italiana protezione uccelli).

"È assurdo e inaccettabile che lo stagno di Cabras, che per estensione e per rilevanza della biodiversità è certamente una delle più importanti aree umide della Sardegna, sia in questo stato. La presenza di questa distesa di rifiuti è certamente uno spettacolo terribile, ma danneggia e inquina l'habitat naturale delle varie specie. I fenicotteri ad esempio, più che allontanarsi, spesso rimangono incastrati nelle reti che abbandonano i pescatori".

L'OASI A RISCHIO - Scandalizzato anche Francesco Meli , presidente del Consorzio Mar'e Pontis, a cui la Regione ha affidato la gestione dello stagno, dove attualmente lavorano 150 pescatori.

"Questo specchio d'acqua è la nostra casa e vederlo in questo stato fa molto male. I maleducati che hanno trasformato la laguna in una discarica devono essere puniti con sanzioni salate".

Ma dal Comune il sindaco Cristiano Carrus alza subito bandiera bianca: "Debellare questo fenomeno è difficile, anche perché stiamo parlando di un territorio vastissimo. L'ultima bonifica è stata fatta recentemente ma ora siamo nuovamente al punto di partenza".

Per ripulire le sponde della laguna l'amministrazione in questi anni ha speso tantissimi soldi: "Migliaia di euro che - dice il sindaco - potevano rimanere nelle nostre casse".

L'ultima speranza è la compagnia barracellare, che però ancora non è stata costituita: "Ci siamo quasi - promette Carrus -. I barracelli, una volta operativi, terranno sotto controllo anche le rive dello stagno".

Nel frattempo degrado e inquinamento mettono a rischio l'oasi naturalistica.

Sara Pinna

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